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Interstellar: un film da non perdere!

9 Dicembre 2014 Cinema


Cos’è il tempo? Chi saprebbe spiegarlo in forma piana e breve? Chi saprebbe formarsene anche solo il concetto nella mente, per poi esprimerlo a parole? Eppure, quale parola più familiare e nota del tempo ritorna nelle nostre conversazioni? Quando siamo noi a parlarne, certo intendiamo, e intendiamo anche quando ne udiamo parlare altri. Cos’è dunque il tempo? Se nessuno m’interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m’interroga, non lo so più. Questo però posso dire con fiducia di sapere: senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente. Due, dunque, di questi tempi, il passato e il futuro, come esistono, dal momento che il primo non è più, il secondo non è ancora? E quanto al presente, se fosse sempre presente, senza tradursi in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. Se dunque il presente, per essere tempo, deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di esso che esiste, se la ragione per cui esiste è che non esisterà? Quindi non possiamo parlare con verità di esistenza del tempo, se non in quanto tende a non esistere.

Agostino, Le Confessioni, XI, 14

Recensione

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Vi dico sin da subito che sono appena uscito dal Cinema Comunale “Beniamino Joppolo” di Patti letteralmente innamorato di questo film per diverse ragioni che cercherò di illustrarvi cercando di non dilungarmi troppo.

Interstellar, in tre ore circa di film (169 minuti per i più pignoli – ma vi assicuro che il film non merita un trattamento da pedanti o da primi della classe in astrofica) ripercorre buona parte delle domande fondamentali della storia dell’umanità.

Quel che apparentemente sembrerebbe uno dei soliti film catastrofici nati dal filone ambientalista e che comunque richiama numerosi film di fantascienza di matrice hollywoodiana, risulta invece con tutta evidenza (per chi sappia coglierne il significato al di là degli aspetti scientifici o fantascientifici) una riflessione a 360° sull’uomo e sulle sue possibilità.

Come altri film, Interstellar ci proietta direttamente all’interno della “catastrofe” (più in là capirete il perché delle virgolette), facendoci partecipi di un mondo devastato da violente tempeste di sabbia e da una malattia che colpisce svariati tipi di vegetali; virus talmente grave che ha annientato persino le coltivazioni di GRANO –inutile sottolineare l’importanza di questa pianta per l’alimentazione- e sta rendendo l’aria sempre meno respirabile l’ossigeno.

Urge, ancora una volta, la presenza di eroi per salvare l’umanità e trovargli un’altra casa lì da qualche parte, nell’immensità dell’universo, dove nessuno è mai giunto prima.

Ma qui comincia il bello amici! Gli eroi non sono i soliti impavidi senza macchia, non i muscolosi Bruce Willis né gli aitanti Tom Cruise e Will Smith; questi eroi sono totalmente atipici. E’ vero, d’accordo, sempre di eroi si tratta e di scienziati (per altro semi-clandestini), ma non avulsi da tutto il resto, inseriti in una società e, soprattutto, in un preciso contesto ideologico e socio-culturale che fa di questo gruppo una parte del tutto, una pedina essenziale all’interno del sistema ma non il deus ex machina della vicenda, perché la vera chiave di tutto, in questo film, è rappresentata dalla società nel suo insieme, dalla sua storia, dal suo pensiero, da ciò che conosce e da ciò che ignora. Il lavoro di Nolan mi riporta anche un po’, per certi aspetti, alle atmosfere create da Gene Roddenberry con il suo Star Trek ed anche per questo l’ho amato subito, sin dalle prime scene.

E poi arriva lui, il buco nero, il grande pretesto per le domane fondamentali di cui vi parlavo all’inzio; cos’è il tempo? Cos’è lo spazio? Cosa la gravità? Cosa l’amore? Cosa la vita? Cosa la morte? Si può tornare indietro? Cosa l’onestà? Cosa la verità? Cosa il bene e il male? Possono l’amore, l’istinto di sopravvivenza ed il bisogno spingerci a superare i nostri limiti fisici e fino a che punto?

Sono domande che tutti noi ci siamo posti svariate volte, noi come i tanti che ci hanno preceduto nel tempo, sono le domande che forse oggi –con stupida supponenza- accantoniamo con troppa facilità e che invece hanno portato l’uomo dalla pietra alla luna e che, se non stimolate, possono portarci rapidamente in dietro dalla luna alla pietra.

Tutte queste domande non sono affrontate mai banalmente; per alcune – come è ovvio, perché il dubbio è la più alta forma di intelligenza ed è al contempo l’inizio della conoscenza – il punto interrogativo ha l’esatta durata della pellicola, per altre si utilizzano sottili metafore e rapidi sketch (come le percentuali d’ironia, di sincerità etc. del robot TARS) ma per tutte si evocano meccanismi sociali, proprietà chimico-fisiche e meccaniche reali, profonde.

C’è un grande studio dietro e dentro tutto ciò e c’è una grande passione; qualsiasi cosa possano pensare dunque certi scienziati, il fisico teorico Kip Thorne ed il regista Christopher Nolan, hanno realizzato un capolavoro dal valore incommensurabile… e non solo per il cinema. Umanesimo e poesia ringrazieranno.

Scontato dire che personalmente – da buon futurista – la questione tratta nel film che più mi ha attratto è stata quella sul tempo. Il tempo, che, a parte Sant’Agostino scomodato in apertura, è stato finora più brillantemente descritto da Bergson e da Einstein. Come dicevo conversando col gestore del cinema durante la pausa ed alla fine della proiezione (Franco Zanghì giusto per non fare nome), ognuno comunque ha il suo tempo, la propria personale concezione del tempo. A titolo di esempio per i futuristi il tempo è ” uno slancio vitale” come flusso continuo di creatività. Così, oltre al concetto di tempo, entra inevitabilmente in gioco anche il concetto di creatività, di arte, di vita. Questi sono concetti che risalgono al Bergson e che i futuristi, come anche altri, hanno fatto loro.

A dirla tutta, invidio anche un po’ questi due, perché di questi tempi risulta alquanto difficile avere il loro stesso ottimismo sul genere umano.

Le concezioni del tempo ( notare l’utilizzo del plurale ) si evolvono, cambiano in base alle civiltà e del tipo di cultura, ad esempio i Romani come i Greci avevano una concezione del tempo ciclica, quella attuale ( laica e cristiana insieme ) è invece una concezione del tempo lineare, che guarda ininterrottamente al futuro.

Come possiamo oggi concepire il tempo trascurando la teoria della relatività di Einstein? Sarebbe follia! O ancora, come non riconoscere che le stesse unità di misura abbiano modificato la concezione del tempo ( nanosecondo, ovvero un miliardesimo di secondo, o addirittura il picosecondo)? Einstein stesso però ci avverte che il tempo è “relativo”, mai “assoluto”! Correlando il tempo allo spazio (spazio-tempo), ci ha aperto le porte di una quarta dimensione. Egli ci dice che il tempo può “rallentare” o “accelerare” perché condizionato dalla velocità e dalla forza di gravità. Tutto questo è magistralmente illustrato nel film che, fra l’altro, fotografa magistralmente il concetto di buco nero legato al tempo.

Consiglio:

Da vedere assolutamente!

Scritto da: Armando Di Carlo

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