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Una grande storia d’amore

5 Settembre 2015 Articoli per SenzaPatti Interviste


“Due strade divergevano in un bosco,
ed io – Io presi quella meno battuta,
E questo ha fatto tutta la differenza”.

Scala di Patti è una frazione che se ne sta, sempre più silenziosa, sulle colline limitrofe a Tindari e che annovera poche centinaia di anime. Della vita nelle frazioni pattesi – così come accade in molte località periferiche – l’attenzione pubblica se ne occupa prevalentemente durante le campagne elettorali o comunque nell’ambito di qualche realizzazione legata al mercato legale del voto. Eppure, ogni giorno, qui, come altrove, accade qualcosa di significativo. Annunciandovi che Scala ed altre frazione saranno oggetto di un nostro lavoro etnografico a partire dal prossimo settembre, ci limitiamo – quasi vergognati – a raccontarvi una sola storia, per altro del tutto inaspettata. Storia che però, significativamente, non riguarda un indigeno, bensì un cittadino globale e un insieme di cittadini globali; una storia fatta di piccole grandi cose, di quelle che ti fanno recuperare la gioia del racconto e, forse, anche la fiducia nel genere umano perduto.
Da più di 5 anni, presso la contrada Lupa, è attiva la “stravagante” iniziativa di un ragazzo venuto da lontano, per amore. Christian Spang, che in molti ormai conosco bene, e non solo a Scala, è un trentenne di Monaco di Baviera che dall’estate del 2010 dorme in una tenda in mezzo alla terra che l’associazione di cui fa parte, “Eco-Avventura“, ha acquistato proprio in quella località, per interessanti finalità sociali. Si tratta sostanzialmente di servizi sociali per le famiglie (pedagogia, terapia con animali e escursione nella natura) – e per il prossimo futuro di “eco-turismo” -, anche se è impossibile ignorare che non vengono offerti servizi a pagamento. Le attività dell’associazione sono finanziate tramite il sostegno di sponsor (anche molto importanti) e realizzate tramite l’azione dei volontari.
Noi di SenzaPatti siamo andati a trovare Christian all’inizio di luglio di questo 2015 e l’impatto con il personaggio ed il progetto è stato molto forte. Siamo arrivati, attraverso una stradina nella quale spiccava un cartello in legno con su scritto “Eco-Avvenura”, in un contesto del tutto vicino a quello che chi ha vissuto in campagna troverebbe familiare; eppure mancava, rispetto alle esperienze nostrane, il segno dell’adattamento graduale alle varie fasi della surmodernità e, a tratti, della modernità stessa. La sensazione di essere fuori posto con la nostra videocamera ci ha condotto facilmente ad accettare la preghiera di Christian a non filmare l’intervista, né l’ambiente in cui ci trovavamo, pur non essendoci stato chiesto per contrarietà alla tecnologia o alle modalità della comunicazione di massa, ma solo perché egli non si sentiva pronto per essere ripreso! E che il nostro amico non sia contrario alla tecnologia ce lo ha ribadito moltissime volte: usa internet per comunicare, ha uno smartphone d’ultima generazione (del quale però non abusa, impiegando il suo tempo diversamente), è interessato ad applicazioni tecnologiche utili ai suoi bisogni e ai suoi scopi.
Non è mai da solo: altri membri dell’associazione lo raggiungono in momenti diversi nell’arco dell’anno; soprattutto riceve visite di gruppi, singoli e di diversi bambini, nell’ambito delle finalità sociali del progetto. E quando non c’è nessun’altra persona c’è il suo “fratellino di cuore” – Ercole – uno sciccareddu, un personaggio unico; lui porta i loro prodotti agricoli, raccolti tutto l’anno (arance, castagne, olive, uva…) da una punta all’altra della loro “Montagna di Avventura” fino alla base; in più trasporta la spesa, i volontari e Christian stesso – in 3 anni hanno fatto già centinaia di chilometri lungo il mare, le valli e i monti della Sicilia.
Hanno in progetto persino un giro della Sicilia in carretto siciliano.
Christian ed i suoi amici non sono eroi – non è per questo che raccontiamo questa storia – non sono neanche “diversi” né folli, né lanciano messaggi politici né cercano di “convertire” gli altri; sono persone comuni, come noi, che hanno scelto strade diverse, modi, questi sì, non comuni di vivere ed interagire con la natura e lo fanno per “amore“. Christian, nella contrada Lupa che indica come la propria “casa” a chiunque gli chieda da dove venga e come si trovi, col terreno sul quale ha piantato la sua tenda vive in simbiosi: lui si prende cura di esso ed è ricompensato con quel che gli occorre per vivere tranquillamente in ogni stagione. Lì, dove magari qualche nostro concittadino avrebbe visto potenzialità per costruirvi resort di lusso con vista sul mare o imponenti ville con piscina, il progresso – inteso nel senso di operosità umana, di lavorio complesso, di ricerca di nuovi equilibri e di amore per la terra – è arrivato grazie a questo ragazzo tedesco (che ci dice di essersi sentito sempre poco molto poco tedesco, soprattutto dopo l’incontro con questa terra) e ad i suoi amici. Lui, nel corso dell’intervista, alla quale vi lasciamo per trarne voi impulsi e conclusioni, tiene a precisare che quella che fa lui non è vita per tutti e che questo “modello” non può essere globale, però tale esempio ci forza a chiederci quante vie possano esistere per vivere una vita piena e armoniosa anche non dando al denaro tutta la rilevanza che la nostra società impone; in definitiva, quest’esperienza, che è lontana dalla nostra quotidianità ma è lontana anche dal Christopher McCandless di “Into the Wild”, rappresenta per tutti noi – anche per chi non condivide o per chi non riuscirebbe mai – una speranza, soprattutto in un periodo storico in cui tutto ruota attorno al denaro ed alle speculazioni finanziarie mentre qui l’unica ricchezza che conta è quella che aguzza gli ingegni, tempra le menti e si prende cura dell’una cosa, la terra, che, concretamente, ci permette di essere in questo mondo.
Oggi, con gran facilità, attorno ad un discorso sulla natura si snoda un discorso sulle nuove possibilità di sviluppo del mercato: bio-energie, green-economy, agricoltura biologica, commercio a km zero etc. Misure più o meno interessanti di adattamento sociale ed economico alle spinte della società consumistica; tuttavia esse si qualificano spesso come pretesti per perpetuare gli schemi e le categorie del pensiero modernista attraverso una veste vagamente rivoluzionaria. Non ci è parso, né potrebbe essere altrimenti, che Christian e la sua associazione vengano meno a questi apparati concettuali; tuttavia c’è forse una grande onestà intellettuale, venuta fuori nel momento in cui alle nostre domande è stato risposto che dentro ad iniziative come queste non c’è alcun intento rivoluzionario. Parimenti è ragionevole ravvisare alcuni elementi delle retorica sul bello e sulla bellezza del creato, soprattutto nel momento in cui il nostro amico spiega questo suo attivismo sotto il profilo sentimentale: l’amore per la Sicilia, per la bellezza non contaminata dall’industrializzazione, per la terra in sé come se essa da sola sia il miglior alleato del genere umano. La retorica del bello e dell’amore per la natura però non si fonda sul nulla: si sviluppa su elementi concreti, legati all’esperienza sociale del singolo o del gruppo, in opposizione ad una routine quotidiana, ad esempio alla vita urbana; elementi psicosociali, di reazione e azione.
C’è qui lo scontro tra la necessità del sistema sociale odierno di avere queste vie di fuga – che anzi tende ad incentivare per legittimarsi costantemente – e la percezione individuale della fuga, che resta significativa per chi la compie.
Una delle parole chiave per comprendere questa iniziativa è “terapia“. Tra le attività proposte da Eco-avvenura c’è anche la “pet-terapy”, tra asini, cavalli, cani, pony, gatti e galline. Ci sembra che associare questa iniziativa al turismo e all’ecologia sia esplicativo del fatto che siamo di fronte ad una sorta di “medicina sociale” che cura una malattia sociale; tuttavia rimanendo le due cose strettamente correlate come nel caso della medicina tradizionale, della clinica.
In questa chiave, più che in una visione anticapitalista, possiamo ad esempio leggere lo scarso interesse al commercio dei prodotti coltivati nell’appezzamento di terreno dove vive, oppure la realizzazione di tecnologie alternative per l’attività umana: dal “bagno più bello del mondo”, che crea compost in due diverse camere sotterranee, possiede una libreria al suo interno e permette di avere una veduta romantica su Stromboli, al sistema per riscaldare l’acqua d’inverno attraverso strumenti semplici che applicano le conoscenze fisiche ed ingegneristiche allo sfruttamento diretto dell’energia solare.
A questo punto è necessario dire che onesta e con i piedi per terra ci è parsa l’intera vicenda biografica di Christian; da sempre nel campo del volontariato o del lavoro con bambini, è il presidente di un’associazione che sottolinea la propria appartenenza a questo sistema sociale con la parola “avventura”. Chi viene “alla Lupa”, infatti, viene per un’esperienza, un’avventura che può anche durare per sempre, ma con la coscienza che la realtà è complessa e che non è tutta lì la vita.
Ora, non potendo ignorare che una eco-avventura svolta nelle campagne tedesche assumerebbe ben altri connotati, ci pare chiaro che il sottosviluppo che ci è attribuito dalle statistiche rischia di essere solo strumento utile nelle mani di retori e politicanti, soliti ad ignorare l’importanza della diversità e della complessità, mentre la scelta di questo luogo ci segnala che proprio qui sono in atto sviluppi necessari e decisivi per la storia dell’umanità, così tipici che in alcun altro luogo al mondo potrebbero avvenire in modo speculare. Grazie Christian per avercelo testimoniato, per averci ricordato una volta di più che sottosviluppo e inadeguatezza sociale a vivere non coincidono.
Ciascuno legga questa storia come gli pare, si senta libero di non essere d’accordo con le categorie interpretative che abbiamo provvisoriamente applicato; ma nessuno ignori che questa è una storia di vita tra le vite che è in grado farci guardare più in là, ad esempio ad osservare che non tutto ciò che accade a Patti è unico interesse dei pattesi e che non tutto ciò che dovrebbe essere interesse dei pattesi accade a Patti.
Armando Di Carlo
Sebastian Recupero
Al tavolo, in mezzo al giardino, sorseggiando l’acqua della sorgiva.
(Christian dice che è la stessa fonte di acqua di cui usufruiscono i preti di Tindari, per cui l’ha appellata anche come “santa” sorgiva)
S. 21 anni anni fa, era ad agosto, ti sei trovato a Falcone e hai conosciuto una ragazza e ti sei innamorato di lei e della Sicilia. Poi sei ritornato.
C. Sì, poi ho detto ai miei professori di scuola che non mi interessava imparare l’inglese perché volevo imparare il siciliano, però purtroppo non c’era alcun professore di siciliano. Mia madre poi a Falcone ha conosciuto un uomo, Vincenzo, che è venuto a Monaco ed almeno, così, lui ha potuto insegnarmi qualcosa di siciliano. Poi sono tornato sette anni fa con l’Associazione Eco Avventura ed abbiamo fatto qualche progetto sociale in Germania. Poi c’è la crisi… che è solo una invenzione di qualcuno degli economisti. Io sono tornato con la febbre della Sicilia, con qualche foto ed una bottiglia di vino e con i miei colleghi, durante una serata insieme, parlavamo ed io ho detto: “In futuro voglio comprarmi un piccolo pezzo di terreno nella campagna in Sicilia, almeno da vecchio voglio vivere in Sicilia”. Poi la mia febbre inizia a contagiare anche i miei colleghi, allora, invece di fare altre cose in Germania, abbiamo pensatodi mettere tutti i soldi insieme e comprare adesso e non fra trenta o quarant’anni. Adesso abbiamo questo terreno. Io conoscevo già quattordici anni fa questa zona, però prima di comprare il terreno volevo vedere di più; Allora con Fenix, il cane, dobbermann, buonanima, siamo partiti a piedi dal lungomare di Catania per vedere altri posti, anche a Tarmina. Bello a Catania, bello anche a Taormina, u Mongibeddu è beddu, però alla fine qui, accanto a Tindari, a metà fra Capo d’Orlando e Milazzo, c’è una splendida vista sulle isole Eolie. Poi… io sapevo proprio che qui, dove io sono arrivato per la prima volta, è il più bel posto: il paradiso nel paradiso terrestre. Io in questi anni non dico che ho girato tutta la Sicilia però sulla costa più di due terzi e, forse, un quarto del resto, da Palermo a Ragusa; alcuni amici miei hanno già girato la Sicilia e tutti loro dicono che la Sicilia è una delle isole più belle del mondo e che è un paradiso terrestre e, secondo loro, la migliore zona è proprio questa, qui. Il progetto era di comprare 3.000 metri per fare come i Boy scout; una volta l’anno avventure, viaggi, dormire in tenda a contatto con la natura, cucinare sul fuoco… insomma tutte queste cose qua. Io ho trovato centinaia di offerte di terreni ma questa collina, per un prezzo solo tre volte più alto, era dodici volte più grande degli altri. Il prezzo era così basso perché lui voleva vendere a tutti i costi. Lui non voleva dividere il terreno e allora ha abbassato il prezzo e, dopo due anni di contrattazioni, abbiamo messo tutti i nostri soldi e l’abbiamo comprato, restando anche un po’ sotto zero. Però quattro ettari, un uliveto , un vigneto, il bosco… per dieci mesi l’anno abbiamo arance da mangiare.
S. Quando finiscono le arance?
C. Quando finiscono le arance, come adesso, abbiamo il grande fico, le noci, le pere, abbiamo sempre qualcosa da mangiare. Così abbiamo anche detto: “E’ un peccato venire solo una, due tre volte l’anno”, così, visto che lavoravo ed ero già indipendente, ho detto che a me non serve tanto, non mi interessa il denaro, io adesso vivo qui e faccio il contadino picciriddu.
S. Tu adesso sei stabile, gli altri viaggiano?
C. Sì. Ora le persone possono anche vivere qui, per un periodo o pure per tutta la vita se vogliono. In questi cinque anni che sono qui cento volontari sono venuti; italiani, inglesi, tedeschi e persino dall’Australia e dal Canada sono venuti volontari.
S. Ci vuoi dire come si chiama il vostro sito?
C. In italiano? http://Www.eco-avventura.it/ Dicevo, la maggior parte dei volontari sono venuti per qualche settimana, alcuni per sei mesi, altri sono stati di più.
S. In che senso volontari, che facevano qui? Ce lo spieghi?
C. Beh, io li ho chiamati volontari perché, in qualche maniera, tutti hanno aiutato. Ma le cose più importanti per noi sono la libertà e il rispetto. Non abbiamo tante regole; rispettare la natura, gli animali e gli umani e poi in libertà, se vorrete venire, potrete venire e creare le vostre cose, con le vostre idee. Abbiamo avuto una doccia e una tenda negli alberi; il nostro progetto per il futuro è anche quello di vivere senza plastica se possibile, così uno dei volontari ha già avviato il progetto, ha tolto due teloni plastica e ha fatto due muri con le canne, molto più bello! Un altro volontario ha piantato zucchine in permacultura; ci si può fare case in pietra, case in legno, ci si può fare casa sugli alberi, case come gli hobbit e così tante persone adesso stanno pensando di vivere qui.
A. Ma adesso ci sei solo tu qui?
C. C’è Ercole, u sceccu, c’è la gattina, che ha diversi nomi (per ultimo una bambina l’ha chiamata Asia), c’è la buonanima del dobermann, Fenix, sepolta qui; con lui abbiamo viaggiato per circa 30 mila chilometri e quando lui è morto mi hanno chiamato tante persone, padri di famiglia che piangevano al telefono perché lui ha fatto così un buon lavoro con i loro bambini, terapia, la razza dobermann non è una razza cattiva, non esistono razze cattive, né umane né animali. C’è anche la sua bella storia in italiano sul nostro sito.
S. Tornando a noi, questi volontari, cosa devono fare per venire qui? Come arrivano?
C. Normalmente ci contattano tramite internet. Non è tanto facile arrivare qui, perché ancora i mezzi pubblici non sono molto sviluppati; qui arriva un pullman a mattina e a mezzogiorno, la sera no. Ho parlato già quattro o cinque anni fa con il Sindaco, questa è una cosa che proprio dobbiamo cambiare. Non voglio dire che è colpa sua, perché un Sindaco non può dire “domani arriva il pullman”, c’entrano tante persone. Anche trovare le informazioni sui mezzi pubblici su internet è molto difficile. Alla fine capita che vengo io a prendere i volontari con Ercole, che è qua un po’ nascosto, e lui può portare gli zaini, i bagagli, ma ci vuole un po’ per arrivare con Ercole, o qualche volta amici li prendono con le proprie macchine.
S. Qui a Scala conosci tutti ormai? La comunità come ti vede?
C. Allora, in generale sono molto aperti verso le persone che non sono nate italiane o siciliane ( a me non piace tanto la parola stranieri) e soprattutto forse verso i tedeschi perché quasi tutti o erano in Germania a lavorare e hanno fatto amicizia con i tedeschi o qualcuno della famiglia era in Germania. Alcuni parlano pure tedesco; sono contento, anche se io preferisco parlare in italiano e sopratutto in siciliano (anche se la grammatica è ancora un casino); io ormai sto anche sognando in italiano, ogni parola in italiano o in siciliano che viene nella mia mente spinge fuori una parola tedesca. Mi sono accorto già due anni fa – dopo tre anni – di pensare in italiano; per me la lingua tedesca e la vita tedesca sono troppo dure. Io per qualche anno ho lavorato fino a dodici ore al giorno, in Germania, e facevo mezz’ora di pausa e questo poteva essere normale per tanti, ma questa non è una vita buona, non è una vita sana. Quando le persone mi chiedono del mio paese io dico sempre: “Sì, alla Lupa sto bene!” E se insistono chiedendo “Dove sei nato?”… io rispondo “Sulla terra!” ; ma ancora possono dire “da dove vieni?”… ed io “boh, dal cielo o dagli alberi, da Adamo ed Eva o dalle scimmie”!
S. E allora, cosa pensi della Germania?
C. Io ho detto ai miei amici “quando Merkel farà la cancelliera io me ne vado.” Anche al di fuori di questo, il mio progetto, già da quando avevo vent’anni, era di viaggiare, di vivere in un modo più lento, viaggiare a Piedi dalla Germania prima di compiere trent’anni. Chiudevo gli occhi e sognavo quando lavoravo 40, 50 e anche 60 ore a settimana e poi ho compiuto ventinove anni e mi sono detto: “Adesso è tempo di realizzare questo sogno.” Io volevo viaggiare a piedi, un amico però ha creato un carretto con la bici nel quale lui poteva dormire dentro; noi abbiamo alleggerito il suo progetto e, trainati dall’asino, dalle Alpi alla Sicilia, in cinque settimane, 2.300 chilometri, abbiamo vissuto un’esperienza unica. Fenix ed io all’inizio, sulle Alpi, abbiamo avuto difficoltà, per le forti pendenze; però Fenix aiutava anche tirando il carretto al traino come gli huskie – alla fine, in Calabria, facevamo anche 140 chilometri al giorno perché volevo per forza arrivare a destinazione prima del mio trentesimo compleanno. Poi alla sera del 30, per il mio compleanno, sono arrivato a Messina, stanco morto però contentissimo!! E da qui inizia una nuova vita ! Per me adesso quando le persone mi chiedono della Germania, io ci devo pensare un po’ perché quella è ormai un’altra vita In cinque anni la Germania non mi è mancata neanche un secondo: La natura, la campagna, l’allegria siciliana… è completamente un altro modo di vivere. Poi anche in Germania c’è pure il mare, i laghi, però fa freddo. Anche quando venivo solo per fare le vacanze qui, il mare in un altro posto, senza le isole Eolie era per me un po’ vuoto. Qui facciamo i nostri pomodori, la nostra salsa, anche il nostro olio d’oliva facciamo che ancora ci bastano per l’autoconsumo.
A. hai appreso la tradizione locale per fare la salsa? Qui a Scala è una festa il periodo della salsa e c’è una forte tradizione in materia.
C. Mi sono lasciato spiegare dai contadini di qua sì. Questa domanda mi ricorda anche altro, che noi offriamo la terra a tutti, basta che hanno rispetto poi possono vivere in libertà. Un contadino mi ha chiesto se può raccogliere qua le olive ed io gli ho detto “certo che puoi raccogliere, abbiamo 170 alberi!” Il mondo basta per tutti se si sa dividere. Lui è nato quarant’anni prima di me, qui, come posso dire io, solo per una carta dove c’è scritto che questo è nostro, dire no! Io non la vedo così.
S. Mi dicevi che fate le cose per l’autoconsumo, tuo e delle persone che vengono qui, ma avete intenzione di venderle?
C. Potremmo anche vederle un po’, non vogliamo però fare mai un grande commercio, per sostenere l’iniziativa e anche perché una cosa più piccola ha sempre più qualità.
S. La tua giornata com’è fatta principalmente?
C. Soprattutto in libertà, sono libero di alzarmi quando voglio io. Succede che devo (perché non voglio che il terreno si bruci o che le piante che noi usiamo, come il vigneto, si secchino) che per due settimane mi devo alzare alle cinque e con la zappa vado su e zappo anche fino alla sera; mi porto qualcosa da mangiare sopra e l’acqua naturalmente. Sopra si suda anche già in marzo e aprile pulendo senza motozappa, con la zappa a mano nei due o tremila metri di vigneto. Il primo anno facevo da solo, poi gli altri anni c’erano due tre volontari, due tre zappe , però sempre si suda. Però per me questo è pure un lavoro meditativo. I primi giorni buttavo tanta energia “Zapp! Zapp! Zapp!”, poi, giorno dopo giorno, con l’esperienza, la zappa ed io siamo diventati uno, è diventato un ritmo meditativo.
A. Dunque è questo il tuo rapporto con la terra. Questa “meditazione” in che modo ti aiuta?
C. E’ questo, che purtroppo manca sempre di più quando in città si è sempre più stressati, con la macchina, per le strade e poi con troppa tecnologia. Io non sono contro gli smartphone, ogni tanto lo uso anch’io, però quando uno è sempre legato a quelle cose non ha più il tempo di riflettere. Invece qui poi mi fermo, guardo le isole, il mare ed è bellissimo e capitano anche quelle giornate in cui mi alzo più tardi, non sempre alle cinque.
A. So anche che giri molto il territorio.
C. Mi avete chiesto anche com’è che conosco tutti a Scala e anche in zona; proprio girando ho instaurato tantissimi buoni rapporti; ci si incontra e si parla, invece in Germania, per esempio, ho avuto una volta, a ventisette anni, un appartamento in un grande palazzo con venti appartamenti e in quegli anni ho conosciuto solo due persone di quel condominio. Ho avuto pure buoni amici, però è un’altra cosa. Qua , anche a Patti, mi incontrano e mi dicono “ah, ciao Cristian, che fai, come stai”, insomma, un’energia positiva. Grazie al fatto che camminavo tanto con Fenix e che adesso lo faccio con Ercole, pure in molte zone al sud della Sicilia mi salutano. Paradossalmente ho più contatti qui che non in una città con un milione e cinquecentomila “cristiani”! Un paesano mi ha detto: “Ah ma sei in solitudine, tu vivi qui solo, in montagna, è brutto, ti posso dare un passaggio?”. Ho accettato il passaggio anche se spesso preferisco camminare a piedi e abbiamo chiacchierato, gli ho anche detto: “Grazie a persone come te non la sento mai la solitudine. Non ho mai sentito la solitudini qui, invece a Monaco anche avendo buoni amici, la sentivo spesso. Anche nel mio appartamento, da solo, con una grande televisione, un grande stereo, tante cose di lusso, sentivo la solitudine; adesso preferisco guardare nel fuoco, che, come esperienza, tante volte è anche più qualitativa rispetto ai programmi televisivi.
A. La tua visione è molto radicale, perché tu rifiuti non solo la cultura tedesca ma anche quella europea in generale. Non ti piace proprio questo mondo che ci hanno costruito, anche un po’ la tecnologia forse.
C. Allora, io non sono contro la tecnologia, per esempio uno dei nostri sponsor ci ha dato il più duro e resistente smartphone che esista (con questo, quando non hai il martello, con il vetro puoi mettere il chiodo). Anche le amache, sempre donateci da uno sponsor, sono frutto della tecnologia: hanno una rete anti zanzare e una tettoia sopra che pure quando piove si dorme tranquilli e leggerissimi; situazione perfetta per viaggiare – pesa solo 900 grammi – e sembra una casa sempre con te. [Qui Christian fa un po’ di pubblicità ad uno sponsor, però senza vergognarsene, anzi orgogliosamente, ndr]. Il punto è che o la usi la tecnologia o può essere anche la tecnologia ad usare te; però se ti culli… ti consumi abusando della tecnologia.
S. Tu hai fatto degli studi sociali; la mia domanda era proprio questa, la tua è una scelta ideologica?
C. Una scelta del cuore. Io già, grazie alla mia famiglia, conoscevo l’Italia; anche se non eravamo persone molto ricche abbiamo sempre racimolato qualcosa per fare una vacanza in Italia ogni 2 o 3 anni. Viaggiavamo anche all’interno della stessa Germania, con gli zaini… ad esempio, a nord, c’è un posto che si chiama mille e uno laghi, una zona naturale particolare, con dei piccoli laghi, poi fiumi, laghi più grandi, isole. Già da piccolo io amavo la natura e questo è anche il nostro scopo “invece di scopo di lucro, scopo di natura!”. Noi vogliamo offrire tutto questo ai bambini e a tutti gli altri cittadini; di vedere la natura coi propri occhi, di viverla.
A. Ci sono stati anche bambini qui?
C. Sì, qui facciamo ancora lavora da pionieri ed è tutto molto spartano; io dico sempre che è quasi come se si fosse Robinson Crusoe, sopravvivere come lui; la grande differenza è che qua non ci sono i cannibali, ci sono tante persone con grande cuore e tanta ospitalità, però, sul nostro terreno, il progetto è ancora spartano, per questo a volte scrivo di non venire con bambini troppo piccoli. Una volta ad una professoressa con sua figlia ho scritto oltre dieci mail per chiederle di non venire con la figlia o prendersi qui vicino una casa in affitto; no no no lei risponde, mia figlia è forte e vogliamo vivere l’avventura della natura. Dopo dieci mesi di insistenze, sapendo che in caso avrei potuto organizzare in un B&B qui vicino e che la professoressa di arte era adulta per prendere da sola le proprie decisioni, ho detto va bene, venite. Hanno vissuto qui per tre settimane e la professoressa era davvero forte e la figlia ancora di più, l’esperienza gli è piaciuta molto; la bambina cavalcava un’asinella da qui fino a Valle, una spiaggia meravigliosa. Cinque chilometri sull’asinella e poi la spiaggia.
A. Tu conti di farti una famiglia qui?
C. Prima di farsi una famiglia si deve fare una casa; noi abbiamo due case e una stalla, però hanno cento anni, hanno fatto l’anniversario due anni fa e da trent’anni non sono abitabili. Adesso siamo riusciti a sistemare la stalla e quest’inverno si potrà mettere una stufa nella stalla, così dopo cinque inverni fuori , nella tenda e nel sacco a pelo (quando c’è l’umidità, qualche volta è un pochino duro), niente più umidità nella stalla. Abbiamo raccolto i soldi per sistemare il carro e dopo si può pensare di creare una famiglia. Un altro punto che per me è molto importante è di fare il giro della Sicilia con il carretto siciliano. Prima di farlo pensavo però di finire due o tre progetti che potrete vedere fra poco. Per adesso sono da solo; c’era con me un collega che per sei mesi è stato qui trovandosi benissimo, poi la famiglia ha avuto bisogno di lui ed io capisco che la famiglia viene prima. L’unico dentro che abbiamo è la stalla, lì c’è il materiale dentro per gli altri tre progetti da finire, la base, un bagno doccia ed anche per il carretto. Adesso forse ho un falegname di Patti che mi aiuta e io lo posso riparare da lui, Carmelo Agnello il proprietario di Silegno, così non è necessario finire prima quei tre progetti ed io posso viaggiare; ma sto ancora pensando se è meglio finire prima i tre progetti importanti qui o viaggiare. Quando io viaggiavo con la bici ed il carretto conoscevo tante persone; la maggior parte sono venuti tramite internet, però è sempre meglio conoscere le persone personalmente. Il nostro progetto prevede che le persone che decidono di vivere qui possono trovare anche occasione di guadagnare qualcosa, però non può essere mai il primo obiettivo quello di fare soldi; la ricchezza qui è la libertà, è la natura, è vivere tranquilli. Per questo non vogliamo che, alla fine, diventino schiavi di questa libertà perché non hanno i soldi per andare. Vogliamo conoscere altri progetti e non diciamo che questo è il migliore; noi vogliamo legare con tutti gli altri; ho sentito, ad esempio, che su una delle isole Eolie c’è un progetto di vita in autosufficienza e ce ne sono tanti altri. Facendo il giro della Sicilia potremmo collegare tutti questi progetti e così i volontari potranno decidere se stare qualche mese, qualche anno qua e poi spostarsi negli altri. Io vorrei partire da qui per arrivare a Milazzo, Messina, Catania, Ragusa, Siracusa e di nuovo fino a Palermo e poi rientrare alla Lupa.
S. Questo progetto non può essere per tutti vero?
C. No.
S. Può essere una via di fuga per qualcuno?
C. Non via di fuga, una via del cuore. Io vedo, quando uso internet, e apprendo da ciò che mi dicono i volontari che incontro qui, che escono sempre più progetti simili. Però non penso che la soluzione sia che tutti vivano così. Tanti che erano qui tornano, però anch’io voglio viaggiare e questo lo capisco.
S. Quali problematiche avete avuto con la burocrazia?
C. Il nostro credo numero uno è il rispetto e allora bisogna rispettare anche le leggi. La burocrazia è purtroppo un punto che è legato alla legge; non si può avere la legge per milioni e miliardi di persone senza burocrazia. Però qualche idea interessante, scritta già 60 0 70 anni, ad esempio, da Erich Fromm, o pure già tremila anni fa qualche greco, per sviluppare la legge. No comunque grossi problemi non ne abbiamo avuto. Qualche volta è un po’ duro arrivare ad ottenere quello che ci spetta di diritto; ad esempio da cinque anni non ci arrivano i finanziamenti che ci spetterebbero per l’uliveto dalla Comunità Europea, questa è una strada lunga. La speranza è l’ultima a morire; noi vogliamo arrivare ad ottenere i nostri diritti. Alcuni amici, nei giorni scorsi, mi hanno chiesto: “Tu che vuoi essere indipendente, come mai adesso chiedi questi fondi dall’Unione Europea?” Io ho risposto che, se la mia richiesta avesse comportato più tasse per i cittadini, non avrei mai fatto la richiesta, perché io sopravvivo anche senza di questo; però so che non è così, so che ci sono dei fondi già stanziati e quando non li prendono i piccoli contadini questi soldi se li prendono quelli che non ne hanno bisogno.
S. Che idea ti sei fatto di Patti centro rispetto a Scala
1. Patti ha una bella spiaggia e una bella città vecchia; tante persone simpatiche e tante positività. Certo ci sarebbe da cambiare qualcosa in meglio a piccoli passi. Ora possiamo andare a girare il terreno per farvi vedere qualcosa. Noi vogliamo offrire anche un turismo ecologico. Vorremmo offrire escursioni anche coi carretti. Il mondo senza soldi è un’utopia che non funziona purtroppo. Per me possono anche esistere i milionari, io non amo vivere con molti soldi, ma questo è personale, io non sono comunista, quando qualcuno crea, produce, dà lavoro sì, posso accettare che sia milionario; però quando hanno 100 milioni o miliardi, che secondo me sono troppi, gli umani diventano schiavi dei soldi; che fanno con tutto quel denaro? I soldi gli fanno male. Ci vuole sempre un equilibrio, così come con il turismo. Quando si offre un turismo più naturale, diciamo così, si fanno meno soldi sicuramente ma i turisti arrivano da turisti e se ne vanno come amici che vogliono pure lasciare qualcosa.
La passeggiata, l’offerta dei frutti della terra e l’orgoglio per i progetti.
La doccia.
C. Nel compost i batteri lavorano, trasformano le vecchie piante di nuovo in terra; lavorando lavorano anche per noi perché riscaldano i tubi dell’acqua che corrono attraverso il compost, e l’acqua non è in contatto col compost, è pulita nei tubi però si riscalda e poi un sistema molto facile da fare è quello con il sole, una vecchia finestra con scaldino ( o con due pezzi di lamiera saldati con dentro una strada; con questo sistema anche a nord un metro quadro può anche riscaldare fino a 100/150 litri d’acqua al giorno; un po’ di sole in Sicilia c’è sempre, anche d’inverno. Collegando questi due sistemi abbiamo una doccia bella calda anche d’inverno.
Colture.
C. Abbiamo quelle normali e la permacultura; se venite mangiamo insieme l’insalata. Facciamo il nostro olio di oliva, la salsa di pomodori, le conserve di verdure, la marmellata di arance, mandarini (da questi ultimi otteniamo anche anche un liquore) e castagne. In oltre facciamo circa 50 litri di vino (pestando l’uva con i nostri piedi) all’anno, e solo perché ancora dobbiamo far riprendere bene il vigneto! 2 anni fa abbiamo lo abbiamo potato e abbiamo messo nuove piante; ma essendo difficile da raggiungere con l’acqua, abbiamo capito che dovremo avere le nuove piante vicino alla gibbia, e abbiamo già provveduto.
La gibbia.
C. E’ il serbatoio dell’acqua che deriva da un acquedotto sotterraneo, lungo centinai di metri, e realizzato in pietra dai contadini siciliani 150 anni fa con semplici strumenti – in mezzo alla montagna – fino a 10 metri sotto terra. Un capolavoro! Grazie a loro abbiamo 2000 – 3000 litri al giorno. E grazie all’irrigazione con la gibbia possiamo avere più quantità di vino. La qualità è eccezionale, alcuni turisti, abituati a bere vini pregiati, anche molto costosi, ci hanno detto che questo è il vino più buono che hanno mai bevuto ed è un gran bel complimento.
La tenda di cucina.
C. Il primo anno, quando sono arrivato, non c’era niente, solo la mia tenda; poi una volontaria ha portato questa tenda da cucina. Adesso, da qualche mese, è un po’ abbandonata perché grazie al clima qui non c’è bisogno di cucinare dentro, è utile però quando piove.
Il carretto.
C. Lo dobbiamo sistemare, ha le assi arrugginite e dobbiamo ancora dipingere e creare nuove ruote; come vi dicevo c’è un falegname della zona che può darmi una mano.
I ruderi.
C. Insieme a qualche amico che ho conosciuto qui sto cercando di sistemare questi vecchi ruderi, usando soprattutto legna recuperata grazie ad altri amici, in modo da poter creare un ambiente riparato, principalmente per l’inverno. Io faccio i lavori da solo, anche perché ho appreso qualcosa dalle conoscenze pratiche e manuali dei miei familiari; ma molti dei volontari che vengono qui mi aiutano a realizzare questo progetto come tutti e tanti altri.
Più in alto.
C. Più in altro c’è ancora molto terreno da vedere, molte piante e soprattutto l’uliveto, che produce un olio di qualità, anche secondo i miei vicini, che io rispetto molto.
 


Foto di Armando Di Carlo

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