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Sventolerà mai la bandiara siciliana a posto della Union Jack su Bruxelles?

25 Giugno 2016 Articoli per SenzaPatti


L’UE ha al suo interno 450 isole (O meglio aveva, perché andranno sottratte dal computo, oltre alla Gran Bretagna, le varie isole o parti di esse – si pensi all’Irlanda del Nord – facenti capo alla GB) per una popolazione di circa 14 milioni di abitanti (anche qui andrà scomputata dal totale una non indifferente quantità di ex cittadini europei), 5 milioni dei quali sono quelli siciliani.
All’interno della UE, la Sicilia (25.832,39 km2), dopo L’Irlanda, è la seconda isola per estensione geografica e la prima per popolazione coi suoi 5.074.261 abitanti (dati Istat 1/1/2016 http://demo.istat.it/pop2016/index.html) suddivisi in 2.607.531 femmine e 2.466.730 maschi, superando così, di gran lunga, tutte le altre Nazioni-isola facenti parti della Unione Europea (nello specifico la Repubblica d’Irlanda coi suoi 4.593.100 abitanti; Cipro, coi suoi 9.250 km2 per una popolazione di appena 1.141.166 abitanti; La Repubblica di Malta che conta appena 316 km2 per una popolazione di 427.404 abitanti) ed anche tutte le altre isole appartenenti a Nazioni facenti parte della UE (ivi comprese Sardegna e Corsica e tutte le altre isole appartenenti a Francia, Spagna, Finlandia, Danimarca, Grecia, Svezia, Estonia, Croazia, Paesi Bassi, Germania e Polonia).
Ora, prescindendo da questi evidenti dati geografici e demografici, La Sicilia e la Sardegna, il 4 febbraio del 2016, hanno ottenuto per tutte le isole sopra descritte la “Condizione di insularità”, votata dal Parlamento Europeo con 495 voti a favore su 693 votanti. Si è trattato di un piccolo passo in avanti che dovrebbe dare i suoi frutti a lungo termine con investimenti in infrastrutture ed esenzioni fiscali considerevoli. Tuttavia tale condizione di insularità presuppone una più degna rappresentanza a livello europeo per le isole. Essendoci lasciati alle spalle la Gran Bretagna (la quale, lo ricordiamo, il 23 di questo mese ha votato per l’uscita dall’Unione), la Sicilia, a buon diritto, si può porre come capofila di tutte le isole europee.
Il nocciolo della questione – ciò che ha poi probabilmente causato la fuoriuscita della GB dalla UE – è l’immigrazione ed il controllo alle frontiere. Anche in questo campo la Sicilia si pone come isola capofila e come primo centro di approdo dei migranti. Conferire maggiori risorse e maggiori poteri decisionali alla Sicilia garantirebbe una maggiore stabilità all’intera UE ed eviterebbe ai paesi membri onerosi quanto problematici (eticamente in primis) accordi con Nazioni non appartenenti alla Comunità, come è il caso della Turchia o della Libia etc.
Altre ragioni di natura storica e politica spingono poi a chiedere maggiori poteri contrattuali all’interno della UE per la Sicilia, indipendentemente dalle scelte di Roma, che poco o nulla in questi decenni hanno fatto per migliorare le condizioni dell’isola, che, non occorre ricordarlo, è una regione a statuto speciale già dotata di un proprio antichissimo parlamento e di un proprio statuto. Bypassare il controllo diretto sugli affari UE da parte di Roma per la Sicilia sarebbe una spinta unica verso nuove potenzialità economiche.
La Scozia (78.782 km2 per una popolazione stimata -dati 2012 – di circa 5 milioni di abitanti), anch’essa regione autonoma della Gran Bretagna, vive in queste ore nuovi fermenti secessionisti e propende decisamente per una collocazione all’interno della UE. Se la Scozia può autonomamente decidere sulla sua permanenza nella UE, a maggior ragione la Sicilia potrebbe ottenere un suo potere decisionale all’interno della UE autonomo da quello di Roma; avere dunque tutte le possibilità gestionali garantite ad altre isole della UE come Irlanda, Cipro e Malta.
Sappiamo bene che i nostri politici spesso non sono stati all’altezza del glorioso passato di questa nostra isola, tuttavia, visto che il momento è quello giusto ed il ferro va battuto finché è caldo, perché non provarci. La mia proposta c’è, le motivazioni sono ampie ed indiscutibili. Invece di fasciarci la testa pensando alle potenziali conseguenze per via della Brexit, sarebbe il caso di porre le basi sin d’ora per una rinascita di questa Unione. Dare alla Sicilia tali facoltà sarebbe un cambio di rotta deciso e ridarebbe fiducia, oltre che nuovo slancio, a tale Istituzione comunitaria, ormai sentita dalla maggior parte delle popolazioni come un qualcosa di estraneo e di eccessivamente burocratico.
Vedremo mai la bandiera siciliana, col suo triscele, sventolare su Bruxelles al posto dell’Union Jack? Ci credo davvero poco, ma proporre non costa nulla (tranne per quelle menti chiuse che credono che tutto sia inutile ed impossibile da realizzare).
Ardò (Armando di Carlo)

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