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Lombardia: epidemia di polmonite nella bassa Bresciana e nel Mantovano dal 2018. Legionella e/o Coronavirus?

12 Maggio 2020 Idee e Attualità News


Nella notte tra il 21 ed il 22 Febbraio Al San Matteo di Pavia giungeva Mattia, arrivato in condizioni disperate dall’ospedale di Codogno. E’ tutt’oggi questo il primo caso ufficiale di contagio da coronavirus In Italia.

Bene, in questi giorni sono usciti diversi studi che proponevano, non solo per la Cina, ma anche per l’Italia, un quadro diverso delle tempistiche dei contagi, anticipato, sempre in base a tali studi, ai mesi di ottobre e novembre 2019 e con 1 italiano su 3 possibilmente già contagiato.

Ricordandomi di aver letto e ascoltato in tv , proprio in quel periodo, di alcune strane polmoniti In Lombardia, ho pensato di approfondire l’argomento facendo alcune semplici ricerche su Google.

Non avrei mai immaginato di trovare ben altro rispetto a ciò che cercavo. Sono rimasto sorpreso nel vedere elencati articoli locali del 2018 che parlavano di strane epidemie di polmonite interstiziale In Lombardia e, in particolar modo, nella bassa bresciana e nell’alto mantovano. Il primo articolo che mi è saltato agli occhi e che, dunque, ho voluto leggere è datato 8 ottobre 2018, pubblicato su Brescia today, dal titolo “polmonite: “Mai vista un’epidemia di tale gravità, ci stanno mentendo!”” L’articolo era incentrato sul racconto di un medico di base di Carpenedolo nella bassa bresciana; il dottor Sergio Perini denunciava 15 casi di polmonite atipica da agosto a settembre del 2018 fra i suoi pazienti, uno dei quali deceduto e un altro ricoverato a lungo in terapia intensiva. Il medico denunciava i mancati controlli e la non veridicità di quanto asserito dalle autorità sanitarie, che sostenevano si trattasse di legionella trasmessa a causa di alcune torri di raffreddamento contaminate. Lo stesso Perini rimarcava come solo una minima parte dei colpiti da polmonite presentava il batterio della legionella (10% del totale).

Sempre il Perini contestava la mancata effettuazione di esame culturale dell’ escreato bronchiale tramite broncoscopia. Ecco le parole con cui esponeva tali fatti: “Io credo che questa epidemia non sia altro che la punta di un iceberg, la base del grave stravolgimento ambientale della Bassa Bresciana. La colpa Non è solo delle torri di raffreddamento, ci sono altri fattori da considerare, come le tante discariche concentrate nella zona, il costante inquinamento delle acque del Chiese e il discorso legato allo spandimento dei fanghi. Formalmente è tutto legale, ma nessuno sta controllando o sa esattamente cosa viene distribuito sui terreni agricoli. E’ Ormai evidente che la somma e l’indice di pressione di tutti questi fattori nocivi vanno ad incidere sulla salute dei cittadini. Per altro nessun tecnico, ingegnere, medico o biologo , può sapere con certezza quali effetti sulla salute possono creare nel tempo tutte queste sostanze immesse nel terreno, nelle acque e nell’aria.

http://www.bresciatoday.it/attualita/epidemia-di-polmonite-a-brescia.html

Il secondo articolo su cui si è focalizzata la mia attenzione è “Nella zona di Montichiari e nel Mantovano. Polmonite anomala nel Bresciano. L’acqua di casa torna a far paura.” pubblicato da Prima Bergamo in data 10 Settembre 2018 alle ore 12:59. Nell’articolo si punta l’accento sull’acqua dei rubinetti in Lombardia, ricordando pregressi casi di legionella diffusisi a Bresso, popoloso comune ai confini nord di Milano e poi in un vasto territorio a est di Brescia. Si legge: “La legionella ha fatto 5 vittime, quasi tutte persone anziane: non se ne sono trovate ancora le vere cause, anche se gli impianti idrici domestici sono stati scagionati e il batterio killer ora viene cercato in torri di raffreddamento di impianti di condizionamento industriali. Dal due settembre è scattata però quest’altra emergenza dai contorni misteriosi nel bresciano: ci sono stati 150 casi di polmonite “anomala” vista la stagione, e 121 ricoveri in ospedale in una sola settimana. L’elenco dei contagiati tra l’altro è in aumento. Il territorio è circoscritto e abbraccia 9 comuni: Montichiari (26 casi), Calvisano  (20), Carpenedolo (34), Remedello (11) e Acquafredda (9) I comuni maggiormente colpiti. Sono invece 16 i casi riscontrati fuori dalla provincia bresciana, in territorio mantovano. Nell’area dove ci sono stati gli episodi di polmonite vivono circa 85.000 residenti. I casi di polmonite riguardano tutti persone dai 60 anni in su. Negli ultimi due giorni si sono registrate anche due morti sospette. Quella di un 84enne di Carpenedolo morto dopo un ricovero per polmonite acuta e quella di una 69enne di Mezzane di Calvisano. In un primo momento i loro decessi non sono stati collegati all epidemia, ma successivamente le autorità hanno bloccato i funerali per poter fare esami più approfonditi. <<Un filo rosso unisce i 5 comuni bresciani: la presenza del fiume Chiese>>  hanno detto i sindaci del territorio ipotizzando che il picco di polmonite sia dovuto ad un batterio presente nell’acqua. In realtà uno dei comuni più colpiti, quello di Calvisano, è estraneo alla rete idrica del Chiese, quindi l’ipotesi vacilla. In assenza di una ragione precisa, regna la psicosi, in particolare dopo che  gli esami medici hanno invece dimostrato la presenza di legionella in due dei 138 pazienti che si sono presentati in pronto soccorso. Per i sindaci la battaglia è quindi su un doppio fronte: per garantire impianti sicuri alla vigilia delle aperture delle scuole e per arginare le voci irrazionali che corrono sui social, che arrivano a raccomandare di non bere  acqua dai rubinetti e di non fare più docce. Dai primi accertamenti sembrerebbe che molte delle persone contagiate usino però acqua prelevata da pozzi privati e non dall’ acquedotto. Resta da accertare se questi pozzi attingono l’acqua da una stessa falda. Comunque per tenere calmi gli animi è stato diffuso via social un decalogo di comportamento. Si assicura che l’acqua di casa può essere usata sia per cucinare che per lavarsi. Vengono suggerite misure semplici di prevenzione come quella di rimuovere il calcare dai rubinetti e sostituire i filtri, di lasciare scorrere l’acqua calda prima di utilizzarla e alternarla con quella fredda, dal momento che al di sotto dei 25 ° così come al di sopra dei 55 i batteri non sopravvivono.”

https://primabergamo.it/cronaca/polmonite-anomala-nel-bresciano-lacqua-casa-torna-far-paura/

L’Huffington Post usciva online l’11/09/2018, alle ore 11:45 CEST, con successivo aggiornamento l’11/09/2018 alle ore 13:24 CEST con un articolo dal titolo: “Epidemia di polmonite in Lombardia, l’assessore: “In 12 casi accertata legionella”, confermato un decesso.

Si legge in evidenza: “Il batterio colpisce in maniera più grave gli anziani. L’ultimo caso, però, riguarda un 29enne trasferito, in gravi condizioni, a Monza.” E ancora: “Continua l’epidemia di polmonite che sta interessando la Lombardia. L’assessore regionale al Welfare, giulio Gallera, riferendo in consiglio regionale su tema ha riportato il numero dei casi riscontrati: “A ieri (presumo 10/09/2018 ndr.) 235 accessi al pronto soccorso, 196 persone attualmente ricoverate, 2 i decessi uno con diagnosi accertata di legionella. In 12 casi (su 235 ndr.) è stato confermato che si è trattato di legionella”, ha affermato.” Prosegue poi l’articolo: “Nonostante circa 200 persone sono state colpite da legionella (beh, dire che 200 persone persone siano state colpite da legionella quando ad avere avuto conferma sono state solo in 12 mi sembra azzardato, ma andiamo avanti nella lettura ell’Huffpost ndr.) nel Bresciano e nel Mantovano non ci sarebbe, secondo Gallera, la necessità di chiudere le scuole: “La legionella non si propaga bevendo l’acqua o per contagio tra persone”, ha tenuto a precisare. [..] Finora i casi di legionella più gravi hanno riguardato persone in età avanzata. L’assessore Gallera ha precisato che il 29enne ricoverato a Monza aveva già “un quadro clinico molto complesso”. “Il 70% delle persone che è stata colpita dalla polmonite – ha aggiunto Gallera – sono uomini e tendenzialmente persone anziane over 60, con qualche eccezione come questo ragazzo di 29 anni. Tutte le persone, compreso questo ragazzo, avevano dei quadri clinici particolarmente complessi. Anche questa persona aveva un fisico fortemente debilitato e la polmonite destabilizza un quadro già compromesso”. Prosegue poi l’Huffpost: “Un sospetto caso di legionella è stato registrato a Torino dove una donna di 60 anni è morta nei giorni scorsi. Secondo le prime ipotesi avrebbe potuto contrarre il batterio in vacanza al mare. La vicenda è stata segnalata all’ufficio di Igiene che sta svolgendo accertamenti.”

https://www.huffingtonpost.it/2018/09/11/epidemia-di-polmonite-in-lombardia-lassessore-in-12-casi-accertata-legionella-confermato-un-decesso_a_23523562/

A questo punto, più che un campanello, ha iniziato a risuonarmi nel cervello l’intera schiera delle campane come a mezzogiorno della domenica, dovevo saperne di più, trovare anche i dati scientifici, oltre agli articoli dei giornali locali e nazionali dell’epoca.

Spulciando nell’archivio del sito di EpiCentro (epicentro.iss.it), ho trovato alcuni documenti molto interessanti.

Il primo, alla voce “Malattie infettive”, titola: “Epidemia di polmoniti in Lombardia: la situazione attuale e le indagini in corso“, data di creazione della pagina: 13 settembre 2018, revisione a cura di: Maria Cristina Rota1, Maria Luisa Ricci1, Maria Scaturro1, Maria Gramegna2, Antonio Piro3, Danilo Cereda4, Giovanni Rezza1 1 Dipartimento Malattie infettive, Istituto superiore di sanità 2DG Welfare – UO Prevenzione, Regione Lombardia 3 Ats Brescia 4Ats Valpadana.

Leggiamo: “In reazione ai casi di polmonite registrati in numerosi Comuni delle Provincie di Brescia e di Mantova a partire dall’inizio di settembre 2018, l’Istituto superiore di sanità (Iss) sottolinea che l’inchiesta epidemiologica e microbiologica di tutti i casi è ancora in corso ed è finalizzata a trovare un’eventuale esposizione comune quale: frequentazione di ambienti, sia lavorativi che si svago o attività commerciali, partecipazioni ad eventi pubblici o altro. Sono inoltre in corso azioni specifiche per identificare la fonte e i metodi di trasmissione del batterio.

I dati disponibili al 10 settembre mostrano:

  • 235 accessi al Pronto Soccorso (il maggior numero registrati il 6 e il 7 settembre)
  • 196 persone attualmente ospedalizzate
  • 12 persone che hanno rifiutato il ricovero ospedaliero
  • 2 decessi (di cui 1 con diagnosi confermata di legionellosi)
  • 12 casi di legionellosi confermata 9 casi ospedalizzati in unità di terapia intensiva
  • 9 Comuni maggiormente colpiti, con almeno 5 ciascuno.

I soggetti coinvolti sono principalmente maschi (circa 70%), prevalentemente anziani o persone con condizioni di immunosoppressione e/o con fattori di rischio (come l’abitudine del fumo).

Poiché la diagnosi di legionellosi è stata confermata principalmente nella giornata del 10 settembre (fino alla mattina i casi confermati erano 2), l’indagine epidemiologica è ora orientata verso un cluster di legionellosi.

Al momento prosegue la ricerca clinica sui singoli casi per confermare l’agente eziologico delle polmoniti nei pazienti ricoverati. Tutti i casi di polmonite saranno testati per la legionella con più di un metodo diagnostico, poiché inizialmente tutti i casi risultavano negativi all’antigene urinario. Sia i Pronto Soccorso che Medici di medicina generale sono stati allertati.

Indagine ambientale

Dopo aver controllato La rete di distribuzione dell’acqua potabile è stata esclusa la possibilità di possibili collegamenti tra i diversi Comuni coinvolti . Sono comunque stati effettuati campionamenti alla rete idrica (più di 50 punti campionati) e presso le abitazioni dei soggetti con diagnosi di legionellosi.

Il campionamento per la ricerca del batterio legionella pneumophila si sta ora concentrando sulle torri di raffreddamento degli insediamenti industriali della zona. Tutti i comuni interessati sono situati vicino al fiume Chiese.

riguardo gli aspetti di comunicazione verso la popolazione, (immediatamente convocati dall’autorità sanitaria locale di Brescia ) hanno ricevuto supporto e linee guida per la comunicazione del rischio alla popolazione, sottolineando che attualmente non ci sono motivi per limitare l’uso dell’acqua. Le Ats e  le Asst (Aziende socio sanitarie territoriali) Interessate sono tuttora attivamente impegnate nelle indagini, in stretto raccordo con la DG Welfare – UO Prevenzione , l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute.”

https://www.epicentro.iss.it/infettive/EpidemiaPolmoniti2018

In un documento, sempre dagli archivi di EpiCentro (epicentro.iss,it), privo di datazione, alla sezione “Documentazione”, dal titolo “In Italia Infezione da Mycobacterium chimaera in Italia”, in cui si riportano tutte le circolari emesse dal ministero della Salute fino al 7 novembre 2019, un sottoparagrafo recita: “Epidemia di polmoniti in Lombardia (2018)” e vi leggiamo: “In relazione ai casi di polmonite registrati in numerosi Comuni delle Provincie di Brescia e di Mantova a partire dall’inizio di settembre 2018, l’Istituto superiore di sanità (Iss) sottolinea che l’inchiesta epidemiologica e microbiologica di tutti i casi è ancora in corso ed è finalizzata a trovare un’eventuale esposizione comune quale. Sono inoltre in corso azioni specifiche per identificare la fonte e i metodi di trasmissione del batterio. Leggi il commento dei ricercatori con il punto sulla situazione attuale e sulle indagini in corso” quest’ultima frase ancorata ad un link che però riporta all’articolo che vi ho trascritto poco sopra e risalente al settembre del 2018.

Al momento non sono stato in grado di trovare altri documenti di prima mano (fonti dirette) sugli esiti finali di tali indagini, né sul sito di EpiCentro né altrove; tuttavia sono accorse in mio aiuto delle importanti fonti di seconda mano, articoli del periodo da me preso in esame (2018) dei giornali ritenuti fra i più credibili d’Italia, che riportano le dichiarazioni di Gallera, la data certa della dichiarazione ufficiale di fine epidemia e casi di polmonite riscontrati dopo tale data. Da queste fonti ho inoltre appreso che le indagini epidemiologiche e batteriologiche sono andati avanti fino alla dichiarata cessazione dell’emergenza polmoniti in Lombardia, con diversi casi di contagio registrati però dalle varie testate giornalistiche posteriori a tale data.

Da “Il Sole 24 Ore” nel suo formato online, alla data del 12 Settembre 2018, possiamo leggere alcuni estratti dell’articolo firmato da Rosanna Magnano dal titolo “Polmonite in Lombardia, Gallera (Welfare): <<Multe in arrivo per chi non sanifica gli impianti>>

“L’epidemia di polmonite in corso in Lombardia, con 235 casi negli ultimi 10 giorni, e la più grande registrata in Italia causata dal batterio della legionella. La curva del contagio che in breve tempo ha colpito il basso bresciano, l’alto mantovano e alcuni comuni del cremonese sembrerebbe in calo ma resta stretto il monitoraggio sullo stato clinico dei pazienti colpiti e continua la ricerca a tutto tondo sulle possibili origini della contaminazione. Ed è ferma l’intenzione di varare entro l’anno una delibera regionale che renda cogenti, con adeguate sanzioni, le linee guida dell’istituto superiore della sanità per la prevenzione della legionellosi. In modo che le sanificazioni degli impianti idrici e industriali siano fatte realmente e la macchina dei controlli possa agire in modo incisivo. È questo il quadro delle priorità che l’assessore al Welfare della regione Lombardia, Giulio Gallera, Illustra al Sole 24 Ore. [..]<<sull’origine dell’epidemia in questo momento non c’è alcuna certezza, spiega Gallera, ma entro una decina di giorni il quadro si dovrebbe chiarire. Abbiamo fatto 120 campionamenti sulla rete idrica e nelle abitazioni delle persone contagiate. Su alcune aree del fiume chiese e su qualche torre di raffreddamento delle aziende più importanti. [..] Quello che per induzione abbiamo compreso è che dal momento che tra tutti i comuni colpiti non c’è una rete idrica unica il veicolo del contagio non dovrebbe essere l’acqua potabile. In più ci sono stati dei giorni intorno al 23 e 24 agosto in cui ci sono state fortissime precipitazioni in quell area. Quindi bisogna capire come la legionella si è diffusa sul territorio partendo da una bomba d’acqua. Anche se dalla letteratura si evince che non è sempre possibile individuare l’origine della contaminazione. Ma l’idea, se la causa dovesse essere una torre di raffreddamento ho un impianto industriale, è di rendere prescrittive  le linee guida sulla sanificazione degli impianti in modo che le aziende e i comuni controllino che queste buone pratiche >>.

Sempre nello stesso articolo, ad essere intervistato è poi Giovanni Rezza (Iss), il quale dice: <<Un evento inusuale e complesso da indagare>>. Seguita l’articolo: “L’epidemia di polmonite da legionella in Lombardia è in ogni caso un evento di enorme rilievo e apparentemente inusuale, la più grande registrata in Italia. A dichiararlo è Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss). <<Inusuale intanto perché è stato difficile fare la diagnosi, perché un certo numero di malati non risultava positivo all antigene urinario che in genere risulta positivo per la legionella. Questo non si sa se dipende dalla sensibilità dei test utilizzati o dalla presenza di siero gruppi di legionella che non danno riscontro positivo all antigene. Tanto è vero che poi dagli esami molecolari delle secrezioni respiratorie bronco aspirate il riscontro sulla legionella c’è stato>>. Ma anche le modalità di diffusione dell’epidemia sono insolite. <<Normalmente siamo abituati a focolai delimitati, come quello di Bresso, maturati in contesti urbani, in singoli quartieri, magiari nelle vicinanze di torri di raffreddamento. Invece qui l’area è semi-rurale, Delimitata certo, ma e come se ci fosse stato un evento anomalo che ha determinato un numero alto di casi in un periodo di tempo breve e in un’area comunque piuttosto ampia. Perché da un centro all’altro ci sono anche 30 chilometri e sono tutti lungo un fiume. Ed è difficile che le persone colpite, per lo più anziani, abbiano frequentato gli stessi posti. Quindi si sarebbe portati a pensare a un evento importante, ambientale e anomalo. Ma andrà tutto verificato. Non basta la contaminazione dell’acqua, perché questa deve essere inalata e quindi essere sotto forma di aerosol. Quindi capire cosa è successo in un’area relativamente vasta non sarà facile. Non c’è trasmissione da persona a persona. La tendenza alla diminuzione dei casi è confortante ma sarà molto difficile individuare le cause. In ogni caso ben venga la decisione della Regione Lombardia – molto avanzata da un punto di vista sanitario, con più abitanti di molti paesi europei e con una vasta rete di infrastrutture industriali – di rendere cogenti le misure di prevenzione>>.

https://www.ilsole24ore.com/art/polmonite-lombardia-gallera-welfare-multe-arrivo-chi-non-sanifica-impianti-AEZSs7qF

A tali timide dichiarazioni di fiducia e ottimismo di Gallera e Rezza però nei mesi non sono seguiti i fatti.

A testimoniarcene ci pensa “Il Giorno” nelle cronache da Brescia, con un articolo di Federica Pacella intitolato “Polmonite a Brescia, 878 malati senza un perché“, pubblicato l’11 dicembre 2018.

Laconicamente in prefazione leggiamo: “

Niente risposte dopo tre mesi, l’ipotesi di un maxi-studio sulla popolazione come accaduto per il sito Caffaro e la diossina”

ATTENZIONE IN PARTICOLARE A QUESTO PASSO: . «Le 103 positività – sottolinea il direttore generale Ats Brescia Carmelo Scarcella – non giustificano l’enorme numero di polmoniti, è possibile che ci siano cause diverse. Dobbiamo capire cos’altro andare a cercare e mettere in campo uno studio di popolazione analogo a quello sull’area Caffaro».

Riportiamo per intero l’articolo: “

Brescia, 11 dicembre 2018 – Ci vorranno un paio di anni per capire le cause dell’epidemia di polmonite e legionella che ha colpito un’ampia zona della Bassa Bresciana e dell’Alto Mantovano. E probabilmente servirà uno studio epidemiologico, come quelli messi in atto nei siti inquinati di interesse nazionale.

A tre mesi dall’inizio dell’epidemia ci sono ancora poche certezze. Si sa che ci sono stati 878 casi di polmonite tra inizio settembre e metà ottobre. Nel Bresciano ce ne sono stati 766, di cui 224 in 7 comuni lungo il fiume Chiese: l’anno prima erano stati solo 36. Le analisi per ora hanno confermato 103 casi di legionella. Ats Brescia, con Istituto superiore di sanità e Assessorato regionale alla salute concordano sulla necessità di proseguire la ricerca. «Le 103 positività – sottolinea il direttore generale Ats Brescia Carmelo Scarcella – non giustificano l’enorme numero di polmoniti, è possibile che ci siano cause diverse. Dobbiamo capire cos’altro andare a cercare e mettere in campo uno studio di popolazione analogo a quello sull’area Caffaro». Ovvero il grande sito chimico i cui effetti hanno colpito duramente l’area bresciana. Dalle analisi sui 308 campioni biologici condotte dall’Istituto superiore di sanità emerge che solo 10 positività sono legate alla legionella pneumophila di tipo 1 (quella più comune); i restanti 93 appartengono al tipo 2-15.

«Questo rende il caso singolare – spiega Maria Luisa Ricci, responsabile centro di riferimento nazionale legionellosi dell’Iss – perché in letteratura non è mai stata trovata un’epidemia da legionella del gruppo 2». Ma c’è di più. Nei campioni ambientali prelevati da torri di raffreddamento (fino a ieri le principali imputate), impianti industriali, fiume Chiese, solo in quest’ultimo (in particolare nella zona di Montichiari, Remedello e Carpenedolo) c’è una corrispondenza con il tipo di legionella trovata nelle persone. Ats e Iss concordano, però, nell’affermare che la causa dell’epidemia non possa essere imputata al fiume che, semmai, potrebbe a sua volta aver ‘raccolto’ il bacillo da un’altra fonte. «Bisognerebbe capire cosa è stato sversato in quel periodo», sottolinea Ricci. «Le torri sono ancora oggetto di indagine – sottolinea Fabrizio Speziani, direttore sanitario Ats Brescia –. Ats Valpadana ha effettuato campionamenti sulle torri di Castiglione delle Stiviere». Intanto Regione Lombardia è pronta a emanare le linee guida per il trattamento degli impianti di raffreddamento. «Saranno previsti controlli e sanzioni», spiega l’assessore Giulio Gallera. Dalla vicenda, una novità positiva: la nascita di una sala operativa nell’Ats per gestire le emergenze e migliorare la comunicazione con i comuni e le autorità sanitarie del territorio.

Da <https://www.ilgiorno.it/brescia/cronaca/polmonite-1.4339539>

Da un altro importante articolo, apparso su “La Stampa” nella sezione Cronaca e pubblicato l’11 settembre 2018 da paolo Magliocco, dal titolo “E’ davvero in corso un’epidemia di polmonite?” leggiamo: “In realtà non esistono dati pubblici certificati dei casi di polmonite nel nostro Paese perché non è una malattia soggetta a segnalazione obbligatoria alle autorità sanitarie. Il sito del Minestero della Salute diche che <<in base ai pochi dati disponibili in Italia l’incidenza della polmonite sul territorio è meno di due casi su 1000 abitanti ma nel 2010 (ultimo anno per cui sono disponibili i dati) la polmonite è stata responsabile di oltre 136.000 ricoveri, in quasi la metà dei casi con complicanze>>. E inoltre che <<la polmonite  causa inoltre ogni anno in Italia numerosi decessi: nel 2008 sono stati quasi 7.000, verificatisi nella quasi totalità dei casi in persone con un’età superiore ai 70 anni>>.

https://www.lastampa.it/cronaca/2018/09/11/news/e-davvero-in-corso-un-epidemia-di-polmonite-1.34044199

Dal Corriere della Sera nella sezione dedicata a Brescia, con un articolo del 2 novembre 2018 di Matteo Trebeschi dal titolo “Epidemia di polmonite, la rabbia dei malati: uniti per chiedere un risarcimento” apprendiamo quanto segue: “«Le persone si sentono abbandonate, senza capire a chi possono rivolgersi» prosegue l’avvocato Mento. Che spera di raccogliere altre adesioni per portare avanti una richiesta corale dei tanti pazienti che vogliono giustizia. Almeno sotto il profilo civile. In molti temono che non si arriverà mai a una spiegazione. «Noi che viviamo in queste zone crediamo che l’epidemia sia dipesa dalle tante criticità ambientali: fanghi da depurazione e “gessi” sparsi sui campi, reflui zootecnici e discariche di rifiuti speciali. La gente è molto preoccupata per la propria salute – racconta Carmine Piccolo – ecco perché abbiamo deciso di far nascere il Comitato di salute pubblica “Una corsa per la vita” che presiedo e che sta raccogliendo adesioni di pazienti e loro famigliari». Per Carmine Piccolo la salute è una ferita aperta: questo insegnante ha perso sua moglie quando lei aveva 46 anni. «E’ morta di leucemia, lavorava a Montichiari. Bisogna dire basta a tutto questo: ci vuole un ambiente più sano».

https://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/18_novembre_02/epidemia-polmonite-rabbia-malati-uniti-chiedere-risarcimento-8383c8b4-de8a-11e8-b2ec-2281f86eb2f8.shtml?refresh_ce-cp

E ancora, sul percorso dell’epidemia di polmonite in quel settembre 2018:

Innumerevoli i casi di polmonite in quelli territori denunciate da medici e, soprattutto, giornalisti ben oltre la data in cui Gallera dichiarò la cessazione dell’emergenza di polmoniti atipiche causate da “legionella”. Impossibile riportare qui tutta la casistica, ma non vi sarà difficile, utilizzando i motori di ricerca (es. google) e inerendo come parole chiave “epidemia di polmonite in Lombardia 2018”, “bassa bresciana, mantovano, cremonese”, “batterio legionella”, “epidemia di polmoniti da legionella 2018” e simili, andare a recuperare l’imponente mole documentaria. Ma un esempio voglio proporvelo, con una ricerca proprio su Brescia Today, il giornale online del primo articolo che vi ho proposto: http://www.bresciatoday.it/search/query/polmonite+2018+ Qui i soli titoli sono emblematici: “

Stesse identiche situazioni si presentarono per tutto il 2019, a cominciare proprio da quei paesi sul fiume Chiesa, che, in base ai report degli ospedali locali, videro una costante crescita di casi e posti letto tutti occupati, nonostante Gallera avesse annunciato da mesi la cessazione dell’allarme ed il superamento del picco. Il tutto per portarci, senza soluzione di continuità, alla situazione odierna. Naturalmente anche per il 2019 valgono i medesimi criteri di cui sopra.

Un altro articolo che voglio proporvi è piuttosto recente, del 30 marzo 2020, con un balzo temporale torniamo al presente praticamente, a quando “La Repubblica” propone l’articolo dal titolo: “Coronavirus, un anziano colpito a gennaio: il “paziente uno” prima di Mattia. https://www.repubblica.it/cronaca/2020/03/30/news/coronavirus_paziente_uno-252673269/

Alla luce di quanto riportato, ritengo che gli amici de “La Repubblica” siano molto (ma molto molto!) ottimisti nel ritenere che il “paziente uno” sia stato l’anziano colpito a gennaio. Ricordo ancora quei giorni di febbraio in cui si dava la caccia ad un “paziente zero”, con già migliaia di casi sparsi per la Lombardia e non solo. Alla luce dei fatti, ritengo inconcepibile come ci si sia potuti far trovare così impreparati, anche a livello normativo, sulla tracciabilità dei casi di polmonite, e su tutte le vicende che da ormai 4 mesi stiamo seguendo in tv come una telenovela. Una telenovela scritta, diretta ed interpretata da pessimi sceneggiatori, registi e attori. Si sono perde settimane preziose a cercare un paziente zero impossibile da trovare, pur sapendolo, si è evitato di divulgare notizie sulla reale situazione di quei territori lombardi ben prima del caso scoppiato in Cina. Non si è proceduto ad altre analisi di quei fatti che non contemplassero il solo batterio della legionella.

Si è dichiarata chiusa in Lombardia un’emergenza che non ha avuto mai fine, si è condannato un Paese intero per coprire chi e cosa?

Sono state, in questi due mesi di agonia per l’Italia, studiate metodologie per diagnosticare tempestivamente i casi di polmonite e distinguerli in base alla tipologia?

Alla luce di quanto emerso, siamo sicuri che tutte quelle morti proprio nel nord del Paese, siano tutte legate al “virus venuto dalla Cina”?

Sono stati fatti confronti fra i morti di polmonite del 2018 e quelli del 2020?

Ma siamo proprio sicuri sicuri che la storia di questo Covid-19 non debba essere riscritta?

Auspico un accertamento reale, efficacie, risoluto e celere di questi fatti che definire incresciosi non può che essere un blando eufemismo. Stessero così le cose, si trovassero collegamenti fra quell’epidemia e la presente (ma anche qualora non vi siano connessioni di carattere virale, qualcuno dovrebbe spiegare il perché degli insufficienti – totalmente insufficienti- provvedimenti atti a monitorare e tutelare la salute di quei cittadini in quelle determinate aree del paese), molti imprenditori del Nord/Nord Ovest, l’assessore Gallera, Ats Brescia, l’Ats Valpadana, l’Iss ed il suo comitato scientifico (con in testa il Direttore), il ministero della Salute ed il Governo lombardo e quello nazionale, avrebbero più di una cosa da farsi perdonare, non solo da quelle popolazioni del nord, ma anche dal sud e dal Mondo intero. La riflessione si estende inoltre sulla sicurezza e salubrità dei prodotti industriali e dei prodotti agricoli di quelle terre.

“più in basso di così c’è solo da scavare” (cit.)

Armando Di Carlo

Patti, 12/05/2020

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