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Le Maiare: quando la ricerca si fa spettacolo.

29 Dicembre 2016 Arte Teatro


“Le Maiare” è, in primis, la storia di un amore; amore per la propria terra, per lo studio dei suoi retaggi. La passione che l’ideatrice – Anna Ricciardi – riversa in questa fabula drammatizzata traspare nitidissima sin dalle prime battute; ed è anche la chiave di un meritato successo che va oltre ogni più rosea previsione.

L’alchimia fra la sceneggiatura della Ricciardi, la regia di Cinzia Maccagnano e le musiche di Salvo Nigro è perfetta ed autentica. E chi meglio di un Bloghimista nella sua Torre può riconoscere una perfetta formula alchemica?

Ritrovare l’anima ancestrale di un popolo non è cosa da poco, ancor più cambiando e rimescolando gli ingredienti in modo da non cedere al semplice folklorismo.

Lo spettacolo è in crescendo; un incipit da fiaba da focolare – con un principe del Regno, figlio di una povera badessa, dal destino amoroso segnato – a fungere da fil rouge ed un sabba di riti, filastrocche, danze, musiche, stati d’animo a dipanare la matassa fatta della stessa sostanza della meridionalità più profonda.

Sì, anche quando ci si concede ai madrigali o alle esotiche danze del ventre, ciò che viene fuori è lo spirito autentico di un retaggio che non dobbiamo perdere. Così le pur meritorie, ma aridamente abbandonate sulla carta, raccolte antropologiche di Giuseppe Pitrè, varcano la linea della storia per entrare, con miracolosa ed intatta energia, nel solco del presente. Sono le storie dei nonni dei nostri nonni, che taluni fra noi hanno avuto la fortuna di ascoltare da piccoli, a riemergere ed emozionare, a riaprire quegli scrigni polverosi nascosti nel nostro DNA e soffocati dalle pretese della modernità, a farci sentire ancora parte di qualcosa di più grande di noi. In un mondo globalizzato e in una nazione che per secoli ha cercato di livellare più che accogliere le differenze (anche per annientare lo spirito di un popolo che, nonostante tutto sembra essere indomabile) è questa una seconda magia de “Le Maiare”.

Per anni alla guida del teatro pattese, Anna Ricciardi si è dovuta scontrare con il perenne disinteresse della politica verso queste attività culturali, coi classici personaggi che remano contro, con un mondo spesso cinico e spietato, vincendo comunque parecchie battaglie; tutto questo avrà senz’altro contribuito a non farle temere di lanciarsi in questa ulteriore sfida, vincendola. Anna è la dimostrazione che anche nell’incuria e nell’indifferenza generalizzata delle istituzioni, con preparazione, passione e sacrifici si può riuscire ugualmente e non oso immaginare quali e quanti traguardi si potrebbero ottenere se solo, chi è preposto a farlo, si occupasse con un pizzico di cura in più di questo mondo e dei talenti come Anna Ricciardi.

Comunque sia, per concludere, il mio plauso va all’intero gruppo di artisti “zingari ribelli” (ivi compresa la ancora non citata Margherita Smedile, le cui doti vocali ed interpretative hanno incantato il pubblico) usciti da “regni di sciamani” che, parafrasando il nostro buon Franco Battiato, ha trovato, anche grazie ai “ritmi ossessivi”, la chiave giusta per unire la nostra modernità al nostro spirito arcano e tribale.

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Articolo e immagini di Armando Di Carlo

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