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Puntata VII

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Il fenomeno Gazzola; considerazioni

11 Dicembre 2014 Libri


I romanzi di Alessia Gazzola – giovane scrittrice e medico legale messinese classe 82 – sono il fenomeno del momento; presenti nelle hit delle classifiche di tutte le librerie (anche online).

Spinto da questi dati e dal passa parola, mi sono lan lanciato anch’io nella lettura di questi “gialli”, partendo dal principio, da “L’Allieva”, edito da “Longanesi” nel 2011. In verità (come avviene per altro con ogni “best seller” che si rispetti) più per carpire i segreti di cotanto successo che per una reale affezione al genere; solo di rado mi capita infatti di non individuare il probabile colpevole entro le primissime pagine e – lo dico subito – neanche l’opera prima della per altro buona Alessia Gazzolla fa minimamente eccezione.

Dopo una volata di 370 pagine circa, posso dire che il punto di forza di questo libro sta tutto nella freschezza, nell’ingenuità (nell’accezione più positiva che si possa intendere) e nella simpatica goffaggine che l’autrice riversa copiosamente sulla protagonista –Alice Allevi, specializzanda in medicina legale nel lugubre Istituto capeggiato dal “Supremo” Paul Malcomess- e su altri personaggi.
Anche la trama, per fortuna, è leggera (diversamente, facendo acqua un po’ da tutte le parti, avrebbe rischiato il rapido affondamento) e lascia pochissimo spazio a dettagli particolarmente cruenti o raccapriccianti; persino il cadavere della giovanissima vittima (di un incidente? Di un suicidio? Di un omicidio? Questo starà a voi scoprirlo), nonostante le circostanze, non impressiona, che anzi, non fosse per la posizione naturalmente orizzontale che assume un cadavere, non avrebbe sfigurato all’interno di un prestigioso atelier romano.

La scrittura scivola via piana e alquanto stereotipata, circoscritta alla “upper class” della capitale con una certa aria stantia che sa di inglese con retroterra ideologico d’oltre oceano; in perfetto stile giovanilista (così capita che un pensiero della nostra squisitamente goffa Alice sia preceduto da mumble mumble). Da Coca Zero e gelato Häagen-Dazs (qui con sz invertite in uno dei tanti, troppi errori tipografici dell’edizione stampata nel mese di gennaio), alle “sac plat” Louis Vuitton e “tote bag” Hermes, alla fiammante Mercedes SLK del dott. Claudio Conforti tutti gli accessori di grido sono rappresentati; le acconciature sono pochissime e dello stesso tenore, qui a fare la parte del leone è lo chignon (per noi comuni mortali “tuppo”);Anche l’ambiente culturale è conforme, dal Teatro dell’Orologio di via dei Filippini (dove si respira avanguardia e internazionalità) per finire con la più osannata letteratura contemporanea del sol levante rappresentata qui da After Dark di Haruki Murakami e da un intero personaggio, la coinquilina giapponese Yukino, che sembra uscito direttamente dalla matita di un autore di manga. Stessa musica per quanto riguarda la colonna sonora, da Tainted Love dei Soft Col ai Coldplay, passando per David Bowie, Paul Bowles, The Drums, Queen e fienendo più prosaicamente con Battiato, Ruggeri e Morgan.

Si è capito che nutro una certa allergia per la tipologia di società che viene qui in qualche misura osservata dall’interno, eppure -non so quanto volontariamente- la giovane scrittrice riesce a fotografare quasi asetticamente certi fenomeni sociali tutti italiani o, comunque, tutti di quest’epoca dalle mille contraddizioni, dell’apparire più che dell’essere, delle professionalità che tali –ahinoi- troppo spesso tali non si rivelano (come quando si analizza un campione senza prima essersi accertati personalmente della sua provenienza; sulla fiducia), di quella mentalità tipica del “lei non sa chi sono io”, del “largo ai giovani” rampanti che poi così rampanti non lo sono mai a certe latitudini.

La lettura lascia in qualche modo sospesi fra divertimento, sconcerto e quotidiana banalità. Anche da pagine di tal fatta possono uscire delle ottime riflessioni dopotutto, per tanto lo consiglio.

Scritto da: Armando Di Carlo

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