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Gioiosa Marea: presentato al pubblico il libro “Cumannanti Giulianu”

16 Novembre 2015 Articoli per SenzaPatti Interviste Libri


Presentato ieri sera a San Giorgio di Gioiosa Marea, nei locali del Saint George Caffè, il saggio “Cumannanti Giulianu – 7 anni controlegge – la vera storia raccontata a chi non c’era.” rivolto a far luce sulla controversa e sfuggente figura di Salvatore Giuliano e sulle vicende ad esso legate, come i fatti di Portella della Ginestra, ancora per pochi mesi (gli atti saranno desecretati nel 2016) coperta da segreto di Stato.
L’evento, presentato da Filippo Puglia, oltre all’autrice, Grazia Capone, ha visto protagonisti, in qualità di relatori, Giuseppe Sciortino Giuliano (nipote di Salvatore) e Serafina Palminteri (Già “Lega Donne Siciliane”, oggi “MIS” e coordinatrice di Agrigento per “Sicilia Nazione”).
Interpellata sul perché dell’impellenza di uno studio approfondito sulla persona di Salvatore Giuliano, l’autrice dice: “Intanto per fare un po’ di chiarezza, perché ci sono troppe storie sul personaggio Giuliano; tanto per cominciare viene chiamato ancora bandito, mentre si potrebbe anche definirlo come un patriota. Un personaggio che ci ha regalato l’autonomia; anzi forse neanche la voleva l’autonomia, voleva anche qualcosa di più, però, insomma, è stato anche grazie a lui che abbiamo avuto questo Statuto che oggi è un pochino in disuso. La storia di Giuliano è intrecciata in cerchi concentrici e, veramente, capire qualcosa non è facile. Emerge però il personaggio ed il personaggio ha un valore ideale che è limpido, aveva dentro di sé degli episodi da Robin Hood e da San Francesco ma era anche uomo di guerra. Studiare un personaggio del genere è sicuramente una cosa che dovrebbero fare tutti i siciliani, perché, probabilmente, dobbiamo molto anche alla sua lotta.”
Particolarmente suggestivo è stato il colloquio che abbiamo avuto con Giuseppe Sciortino, uomo personalmente e profondamente segnato dalle vicende di quegli anni, non solo per la parentela col presunto “bandito”, ma, soprattutto, in quanto figlio della di lui sorella, Mariannina Giuliano, anch’essa militante dell’EVIS e moglie di Pasqualino Sciortino, separatista che, inviato dal barone Stefano La Motta, fece da tramite fra Giuliano e l’EVIS per unire le forze nella lotta separatista. Sin dalla nascita la vita di quest’uomo è stata parecchio movimentata e travagliata, ha infatti persino trascorso cinque anni in carcere con la madre. A lui abbiamo rivolto alcune domante inerenti i fatti di Portella della Ginestra ed il relativamente recente esame del DNA effettuato a seguito delle indagini del pool guidato dall’allora procuratore aggiunto Antonio Ingroia, secondo il quale il cadavere sarebbe stato sostituito da quello di una persona che gli somigliava, indagini che tuttavia, come molti sapranno, si conclusero con l’archiviazione del Gip Castiglia.
Così egli risponde: “La comparazione è stata fatta col mio DNA e risulta una certa compatibilità, però compatibilità non è certezza d’indentità, anche perché ci sono delle discordanze per quanto riguarda l’altezza dello scheletro, di conseguenza dobbiamo aspettare il 2016 ed affidarci alla speranza che, dalla desecretazione degli atti custoditi a Piazzale Clodio a Roma come segreti di Stato, emerga qualche dato definitivo sulla vicenda. Questo limite temporale è stato messo dalla Seconda Commissione Antimafia nel ’74 che probabilmente ha rilevato la necessità di non divulgare le conclusioni alle quali erano arrivati e che avrebbero potuto sconvolgere lo Stato di quel tempo. Oggi ci sarebbero meno resistenze ad appurare la realtà storica perché i protagonisti ormai sono quasi tutti morti. La vita scorre e finisce in vari modi, per cui ancora oggi, pochi degli uomini che stavano con Giuliano, ancora oggi godono di ottima salute e sono perfettamente senzienti e coscienti., ricordano tutto alla perfezione. Io, nella mia via, ho avuto modo di conoscere quasi tutti i protagonisti di questa storia ed ho voluto mettere un punto fermo scrivendo alcuni testi, proprio per tramandare ai posteri un Salvatore Giuliano diverso dalla cronaca del tempo che è stata volutamente manipolata per attribuirgli colpe o responsabilità che non aveva o per fare apparire al popolo sicliano quello che era stato un capo popolo, il simbolo della ribellione del Sud, come un criminale comune, cosa che non è vera, perché se noi andiamo a fare un certificato penale, su Giuliano risulta soltanto l’uccisione del primo carabiniere, fra l’altro neanche passata in giudicato, per cui è morto pressoché incensurato. Affermare oggi l’innocenza o la colpevolezza di Giuliano è impresa ardua, perché non ci sono stracci di prova, neanche Portella della Ginestra, che è la cosa più eclatante che gli è stata addebitata. Ci sono prove tutte a suo favore, perché le armi che lui aveva erano di calibro 6.5, mentre quelle che hanno sparato allora erano delle modello Thompson che erano in dotazione all’Esercito Italiano di allora. Le mitragliette breda di cui Giuliano disponeva avevano una portata di 100 metri e loro a portella erano a 500 metri, per cui, anche se avessero tirato, i proiettili non avrebbero avuto modo di colpire la gente. A Portella della Ginestra sono stati i servizi segreti americani a lanciare le granate, le special weapons, che era la loro arma di pertinenza, per cui non ci si spiegava come Giuliano avesse potuto tirare le granate da una distanza di 500 metri. Portella della Ginestra era stata programmata un anno prima nell’ipotesi che la DC venisse superata dal Blocco del Popolo Socialista, sorpasso che è effettivamente avvenuto con 29 seggi al Popolo e quindi hanno organizzato una spedizione intimidatoria nei confronti dei Comunisti, che potevano stare solo all’opposizione e non al governo. Chi ci ha guadagnato? La DC, che è rimasta al potere per 50 anni! Io spero che non facciano sparire tutto e che venga fuori la verità su Portella, anche perché ormai l’interesse è puramente storico, i responsabili dei fatti sono certamente tutti morti.”
La presentazione di “Cumannanti Giuliano” ha riservato momenti di approfondimento ed inserti tratti dall’omonimo CD musicale creato dalla stessa Grazia Capone in collaborazione con la band Velut Luna. Particolarmente attento il numeroso pubblico che, con le proprie incalzanti domande, ha protratto l’incontro parecchio al di là del tempo previsto; ciò mostra quanto l’interesse verso le tematiche separatiste sia vitale in qualsiasi angolo – San Giorgio compreso – dell’isola che in molti vorrebbero “Nazione” indipendente e quanto importante sia ancora oggi fare chiarezza, gettare luce su alcune vicende che da quasi 155 anni incontrano una certa resistenza ad emerge. Fra tanti misteri una cosa è palese ed è che i siciliani continuano imperterriti a difendere la propria identità.
Una parte di questa identità è costituita da miti, da leggende, da eroi o presunti tali, da tragedie immense e da antagonisti, da mentalità e moti d’animo tipicamente isolani e Salvatore Giuliano ne fa innegabilmente parte. Personalmente non amo particolarmente le figura di capi e di eroi più o meno solitari, tuttavia apprezzo lo sforzo di chi, anche tramite lo studio delle storie di queste personalità, vuole giungere ad una visione più oggettiva degli accadimenti della nostra terra ed in questo quadro si inserisce il complesso lavoro di Grazia Capone, il quale meriterà certamente ulteriore attenzione da parte di SenzaPatti ed al quale, pertanto, dedicheremo un approfondimento nella nostra sezione dedicata ai libri. Interessante sarà approfondire anche la vita e le vicissitudini di un uomo come Giuseppe Sciortino Giuliano, tramite il quale sarà possibile immetterci in quel mondo “controcorrente” che spesso viene tacitato, minimizzato, ostacolato ed ostracizzato in tutti i modi possibili; anche ai giorni nostri sussistono infatti diritti di seria A e di serie B, diritti di esprimere le proprie opinioni o il proprio credo che, se non proprio negati, sono fortemente ostacolati a dispetto del preteso stato di democrazia.
Ardò (Armando Di Carlo)

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