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Cronaca di una morte annunciata

11 Gennaio 2015 Idee e Attualità Libri News


La tragicommedia umana vede due fratelli in giro per la città armati, con propositi di vendetta sbandierati ai quattro venti. Quanto tutto il paese fu sveglio erano assai pochi quelli che non sapevano… “e se ne conosceva inoltre il motivo con i relativi dettagli al completo.”
“Datemi un pregiudizio e muoverò il mondo”
Questa era la nota a margine nel foglio 416 dell’istruttoria scritta di suo pugno con inchiostro rosso dal giudice il cui nome non comparve in nessuno dei fogli ritrovati “ma è evidente che era un uomo acceso dalla febbre della letteratura. Aveva senza dubbio letto i classici spagnoli, e qualcuno dei latini, e conosceva benissimo Nietzsche, che era l’autore di moda tra i magistrati del suo tempo. Le note a margine, e non solo per il dolore dell’inchiostro, parevano scritte col sangue. Era così perplesso sull’enigma che gli era toccato in sorte, che molte volte incorse in divagazioni liriche contrarie al rigore del suo mestiere. Soprattutto, non gli parve mai giustificato che la vita si servisse di tante casualità proibite alla letteratura, perché si compisse senza ostacoli una morte tanto annunciata.”
L’intera comunità è coinvolta in questo delitto “d’onore”, sfila per le piazze, nei tribunali, nelle cronache, per raccontare il proprio punto di vista. Gli esecutori, i colpevoli, erano due, due fratelli, ma le colpe ricadevano anche in coloro che, pur conoscendo la minaccia, nulla avevano fatto per impedirla, chissà se per viltà, per interesse, per convenienza, per faciloneria, per sottovalutazione, per menefreghismo, per ignoranza o per cos’altro ancora.

La vera sconfitta sta nell’ineluttabilità di un delitto figlio della “cultura dell’ignoranza”, “cultura dell’ignoranza” che arma molte mani, che fa parlare troppe bocche dando vita ad uno sbocco di putridume e, soprattutto, che fa il gioco di pochi ai quali questo stato di cose conviene non poco.

Sta ora a voi, lettori, capire se parliamo del romanzo di Marquez, del povero Santiago Nazar, dei gemelli Vicario o di Charlie Hebdo e dei fratelli Kouachi.

Una cosa sola posso aggiungere, che a nulla servono le levate di scudi, le dimostrazioni di forza, cartelli e bandiere nelle piazze, il cordoglio dei molti (di quelli che lo sentono realmente e di quelli che lo manifestano per opportunismo). L’unica cosa che serve a cambiare le cose è la Cultura; Cultura all’interno delle scuole, nelle famiglie, dentro di sé. Bisogna mettere da parte giudizi e pregiudizi, superstizioni e credenze radicate e radicali chiudendosi all’odio della sottocultura ed aprendosi alla Lettura del mondo, dell’altro, con mente e cuore aperti. Sembrerebbero concetti banali e mi rendo perfettamente conto che possono dare un’impressione di sterile retorica, ma, visto ciò che sento e leggo in questi giorni, è bene ribadire anche ciò che ieri sembrava scontato perché oggi non lo è più e forse non lo è mai stato.

Armando Di Carlo

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