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Allo Joppolo di Patti “Geografie Labili”, spettacolo dedicato alla campionessa Anna Rita Sidoti.

10 Giugno 2015 Articoli per SenzaPatti Interviste Musica e Danza


Oh me, oh vita!/ Domande come queste mi perseguitano,/ infiniti cortei d’infedeli,/ città gremite di stolti,/ che vi è di nuovo in tutto questo,/ oh me, oh vita!/ Risposta/ Che tu sei qui, che la vita esiste e l’identità, / Che il potente spettacolo continui, / e che tu puoi contribuire con un verso. Walt Whitman

Una giornata triste quella di ieri, segnata dalla prematura scomparsa della grande campionessa (anche nella vita) gioiosana Anna Rita Sidoti. Patti l’ha sempre amata e continuerà a farlo, per le gioie che ha regalato e, soprattutto, per la sua figura esemplare, per la sua corporeità esile ma carica d’energia, per la grazia e la potenza del suo stile di marcia; quale miglior dedica dunque di quella fattale dalla Compagnia Contempo Danza impegnata nella messa in scena dello spettacolo “Geografie Labili”. Semplici, intense e sentite le parole di gratitudine per la grande atleta espresse dal dott. Enzo Russo prima dell’avvio dello spettacolo di danza; ricordando quanto siano rare le occasioni di gioia in provincia e di come Anna Rita sia stata protagonista di alcune fra le più belle di esse. Quanti, fra i presenti in sala, non l’hanno, anche solo per un momento, rivista nelle coreografie, nei movimenti armoniosi delle altrettanto esili danzatrici. Neri i costumi, in “blu Picasso” l’animo e la danza, per la perdita di una grande amica.
Ancora una volta (siamo giunti infatti alla terza collaborazione) Patrizia Bellitti e Pucci Romeo regalano alla Città di Patti la prima del loro spettacolo, delle loro seducenti ed elaborate coreografie.
Geografie Labili è, infatti, uno spettacolo intenso ed impegnativo, ricco di approfondimenti psicologici, magnetico ed estremamente dinamico. I due coreografi hanno inoltre abituato il proprio pubblico ad inserti e collaborazioni di grande livello; in questo caso le ospiti sono state due, Claudia Bertuccelli e Simona Fichera, con l’inserto della loro coreografia “Versus”.
Quello che, da assoluto incompetente in materia, ho percepito io è stato uno spettacolo fortemente scandito, ritmato da cesure incalzanti e sottolineature brevi e agili. Un viaggio, una ricerca che, come dicevo, non si dipana esclusivamente in uno spazio fisico (es. il muro) ma anche e principalmente in quello mentale, attraverso percorsi labili, mutevoli, capricciosi, ancestrali. Tuttavia, come tiene a sottolineare Pucci Romeo, non è un melting pot in cui si cita il movimento etnico o tribale, più che altro c’è la ricerca di una gestualità relittuaria, come se ci fossero dei gesti che fanno parte di un qualcosa che noi abbiamo dimenticato e che affiorano dall’inconscio pur non ricordandone l’origine; dare un senso dunque a ciò che sembrerebbe non averlo, una cosa drammaturgicamente più legata alla contemporaneità. Nessuno di noi arriva con un prodotto finito – aggiunge Romeo – anche perché io sto da un’altra parte e lei da un’altra parte ancora, quindi io e lei (Patrizia Bellitti) ci sentiamo più volte al giorno e ci confrontiamo sul pelo minimo, per cui, poi, quando arrivi a montare c’è sempre questo confronto intenso e una critica forte fra noi; quando vediamo che una cosa non funziona andiamo da un’altra parte, riprendiamo ciò che avevamo messo altrove. A me personalmente, ma anche a Patrizia, non interessa fare una cosa didascalica, in cui ti diamo tutta la mappa, il significato. C’è una cosa che riguarda tutti gli artisti, non solo i danzatori, che spesso sei talmente legato alla cosa che crei che non hai la capacità autocritica di prendere le distanze e capire “guarda forse su 70 minuti sono buoni 20!”, ci vuole un terzo occhio sempre.
Entrambi i coreografi evidenziano quanto sia eccezionale, nell’ambienta della danza sopratutto, una collaborazione e una che dura da così tanto tempo, che li ha visti realizzare insieme già tre produzioni e pongono l’attenzione sulle difficoltà che incontrano i ballerini anche in termini economici visto che non sono pagati. La difficoltà è anche nel presentare sempre spettacoli nuovi, richiesti dai vari organizzatori di cartelloni teatrali. Non c’è un investimento monetario serio in questo settore, la qual cosa potrebbe comportare un abbassamento degli standard.
Un’ultima annotazione, del tutto personale, vorrei farla a proposito del corpo di ballo; tutti bravi ed impeccabili, ma a catturarmi maggiormente è stata la performance della giovane ma esperta Agnese Natoli, nella quale si coniugano un fisico particolarmente predisposto per la danza, una tecnica matura ed una passione che traspare.
Presente a questo spettacolo di chiusura del cartellone “Caustica” – da lei stessa definito “ciliegina sulla torta” – era anche il Direttore Artistico Anna Ricciardi, alla quale ho rivolto alcune domande:
Com’è andata questa stagione che si è appena conclusa?
A.: Devo dire che i riscontri continuano ad essere positivi. Nella panoramica di crisi economica e culturale che investe la Regione Siciliana e chiaramente anche il nostro paese, chiaramente le difficoltà, sotto questo punto di vista, ogni anno sono state numerose; però abbiamo sempre affrontato con spirito costruttivo questo momento, cercando comunque di mantenere la qualità della stagione e la qualità delle tematiche scelte. Ogni anno abbiamo indirizzato la stagione verso argomenti particolari che facessero riflettere il pubblico. Come ho detto all’inizio del mandato di Direttore Artistico, non ho mai ceduto alle lusinghe di “altro tipo di spettacolo”, ho voluto che Patti subito si presentasse come Teatro che necessariamente fa prosa; prosa tradizionale, prosa contemporanea, anche ricerca, danza… ma la linea doveva essere ben chiara.
Abbiamo visto l’esempio del premio “Parodos” con una grande interpretazione, cosa ci puoi dire in merito? Sarà riproposto?
A: Cutuli è stato il vincitore della prima edizione del premio e dà prova di questo fermento culturale che parte sicuramente da Patti e dalla provincia di Messina. Quest’anno si ripeterà nuovamente, sempre in collaborazione (speriamo) con il Vittorio Emanuele e vuole proprio continuare la ricerca attraverso la rielaborazione del mito antico, con nuovi modi performativi che permettano di andare oltre quello che è il confine tipico della tragedia antica o del mito antico.
Fermandoci a parlare di Vittorio Emanuele, sappiamo che hanno organizzato una stagione estiva a Portorosa, in un’arena di campagna. Quest’operazione avrà ripercussioni sui rapporti con Patti? Se sì, di che tipo?
A: I contatti ed i rapporti col Vittorio Emanuele in tutto questo anno sono stati continui. Ricordiamo che il Vittorio Emanuele è un teatro che ha riaperto i battenti l’anno scorso, che ha anche delle esigenze particolari legate ai propri bilanci e alle proprie produzioni; quindi ognuno, giustamente, poi fa delle scelte per portare avanti le proprie attività artistiche. Quindi io non mi permetto di criticare la loro operazione; è chiaro che Tindari è sempre stata disponibile, come festival, ad accogliere altri teatri, come è già successo col Teatro Massimo tre anni fa. L’operazione di Furnari non significa quindi una rottura che non c’è mai stata; loro, naturalmente, hanno altri obiettivi in questo momento; mantenere viva economicamente la loro attività teatrale. Noi non siamo un teatro di produzione, ricordiamolo, il Tindari Festivale, tranne alcuni esempi particolari – con Gazzara – di fatto non fa produzione quindi ci sono esigenze sicuramente diverse e forse l’esigenza di Tindari in questo momento è quella di indirizzarsi verso la Fondazione e col Sindaco abbiamo intrapreso questa strada, anche in virtù delle nuove indicazioni che ci provengono dall’assessorato regionale.
Per quanto riguarda il Tindari Festival ed il teatro greco abbiamo sentito delle indiscrezioni allarmanti in questi giorni sulla sua apertura, cosa ci puoi dire?
A: E’ chiaro, è difficile per il Comune di Patti; la stagione di Tindari è legata sopratutto alle casse comunali. Non si fonda più sui finanziamenti regionali che, negli anni scorsi, erano stati enormi. Io vorrei dire che come direzione artistica io non ho visto i finanziamenti che hanno avuto tutti gli altri direttori artistici. Non possiamo fare la stagione soltanto con le idee, né possiamo pretendere che altri teatri vengano qui gratuitamente. C’è già comunque una preparazione in corso che, chiaramente, va a rilento perché subisce la condizione economica che sta attraversando il Comune di Patti.
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