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Alcune riflessioni sul Cineteatro Comunale (a bando scaduto) e su altro.

1 Luglio 2016 Articoli per SenzaPatti


Passata la tornata elettorale con i suoi strascichi di polemiche politiche, di interessi di varia natura, di occasioni di scontro ecc., si può tornare a ragionare con lucidità su alcune vicende che in passato hanno suscitato grande interesse ma che dopo un periodo di forte impegno da parte di molti concittadini, sono cadute nel dimenticatoio. E’, ad esempio, il caso del Cine-teatro Comunale di Patti, che – non dimentichiamolo – fu casus belli delle successive vicende politiche in città. L’impegno dell’allora Forum delle Associazioni portò ad un cambiamento di rotta sul bando di gara per l’affidamento della nota struttura pubblica e mise al centro un rinnovato interesse dei pattesi verso il teatro e le manifestazioni culturali in generale. Si arrivò, infatti, al bando – seppur pù volte modificato rispetto alle proposte del Forum – con cui il cineteatro fu affidato all’attuale gestore.
I fatti propriamente connessi con quella struttura, in quel lontando 2010, sono legati innanzitutto a vicende umane di carattere personale, alle quali tuttavia si unirono presto istanze sociali collettive. Certamente, se non ci fosse stato il famigerato caso del tabellone pubblicitario elettronico – che vedeva scontarsi il vecchio e l’attuale gestore del Cine-teatro – e della susseguente esosa richiesta di danaro per la concessione della struttura alla Compagnia Santina Porcino, al fine di rappresentare un’opera, tutte le istanze poi venute fuori non si sarebbero attivate con tanto vigore. Questo, se ce ne fosse ancora bisogno, mostra come nella nostra società l’imput a ogni battaglia – ed anche la creazione di un sistema morale – passa in prima istanza dagli interessi privati. Anche chi vi scrive ha preso parte a quelle vicende: giorni di impegno, di idee e di fermento, talvolta anche di errori o di imprecisioni, che hanno comunque permesso alla città di avere per tre anni consecuitivi una stagione teatrale gestita direttamente dall’amministrazione comunale, tramite il suo direttore artistico, e tre stagioni private a cura dell’Associazione Filokanon. Prima di tutto ciò, non si era mai avuta una continuità delle rappresentazioni teatrali presso il Cine-teatro.
Il “movimento” animatosi intorno alle vicende del 2010-2011, portò anche ad altre conseguenze, soprattutto di tipo politico: sull’onda di quel primo impegno si mobilitarono numerosi soggetti nella campagna elettorale che vide poi prevale il sindaco Aquino, segnando la fine della stagione Gullo-Venuto.
Al netto di tutto ciò e degli anni trascorsi, sembra non essersi poi realmente concretizzata la rivoluzione auspicata, tesa alla diffusione di un nuovo modello morale e culturale. Perché diciamo questo? La gestione della cosa pubblica non ha fatto il salto di qualità che ci si aspettava – soprattutto in materia di trasparenza amministrativa, verso la quale sarebbe stato necessario procedere con più vigore; inoltre, nonostante la presenza delle stagioni teatrali, non c’è stata un’autentica crescita culturale a beneficio della collettività, in quanto non sono nate nuove sinergie sociali ed economiche attraverso il teatro. Infatti, in quest’ultimo anno, il teatro ha pericolosamente arrancato (nell’anno del sessantesimo anniversario della riapertura del Teatro greco di Tindari) e l’amministrazione comunale non ha nemmeno presentato la sua stagione. Certamente sarebbe disonesto non riconoscere che non c’è stato quel sentimento collettivo che sambrava trasparire nel 2011: la cittadinanza, tranne le solite élite, è rimasta ancora abbastanza lontana da questo processo.
Proprio su questa scia, sulla presunta rinascita culturale della città, si è spesso speculato. L’impegno dell’attuale gestore del Beniamino Joppolo era stato annunciato come dirompente, sull’onda emozionale del 2010-2011, e avrebbe dovuto garantire un cinema di alta qualità e una migliore gestione di quel bene pubblico, in discontinuità con le precendenti gestioni. Al netto dei fatti, al di là dell’impegno ai fini del miglioramento strutturale e teatrale, qualcosa è mancato. Non sta a noi giudicare, però – comprensibilmente – i cinepanettoni sono rimasti lì dov’erano. Altresì la gestione delle giornate concesse all’utilizzo pubblico non ha fatto registare significative migliorie, infatti alcune associazioni si sono lamentate per il trattamento ricevuto. Non è ancora possibile entrare nel meriito di quest’ultimo punto, perchè anche qui entrano in gioco fattori personali; ma è impossibile non notare che la tanto paventata rivoluzione fondata sul bene comune non si è compiuta.
Ovviamente, fra le istanze ideali e i legittimi interessi economici di un gestore, la cesura è fatalmente netta. Quello che forse è mancato è un po’ di senso di umiltà e di capacità interlocutoria da parte degli interessati.
Il nuovo bando, al di là delle responsabilità di ciascuno, non ha portato agli esiti sperati. Innanzitutto era quasi impossibile rispettarlo in alcune sue parti, tant’è che non è stato assolutamente rispettato. L’art. 6 “Programmazione e servizi minimi” recita: La programmazione cinematografica dovrà avere le seguenti caratteristiche: 1) films di prima visione in contemporanea nazionale, in misura non inferiore al 70% di tutte le proiezioni, e rassegne di particolare interesse; 2) film di prima visione e non che per varie ragioni risultino trascurate od escluse dal circuito cinematografico commerciale; 3) cicli, rassegne, retrospettive su autori, generi e periodi della storia del cinema di ogni tipo; + rassegne dedicate alle scuole (mattina); 4) cineforum”. Appare evidente – ed un riscontro è possibile analizzando le programmazioni cinematografiche di questi anni – che non è stato proiettato il 70 % dei film “in prima visione in contemporanea nazionale” e che anche gli altri punti sembrano in parte disattesi alla luce dei fatti. La difesa del gestore, in particolare sul primo punto, è sempre stata incentrata sulla proiezione di film in prima visione, cosa perà ben diversa dalla prima visione in contemporanea nazionale. Nemmeno in questo caso sta a noi attribuire delle responsabilità; tuttavia è evidente che il bando non è stato rispettato.
Ma un’altra questione è significativa, cioè quella della scadenza dell’affidamento, cioè del termine ultimo in cui questa gestione si sarebbe dovuta concludere. Il gestore ha più volte dichiarato che non avrebbe mai richiesto delle proroghe, ma di fatto, al momento, ai sensi del contratto e del bando, ci risulta che i termini siano scaduti il 19 maggio scorso. Cosa è successo? Noi abbiamo cercato e stiamo cercando di capire quali siano gli ultimi sviluppi della vicenda; nel fare ciò ci siamo rivolti persino al sindaco Mauro Aquino, il quale ci ha rassicurato sull’inesistenza di un caso “cine-teatro” e ci ha riferito che esiste un accordo tra il gestore e l’amministrazione datato 18 aprile 2016, che però sembrerebbe non doversi configurare come una proroga. Il primo cittadino ci ha inoltre comunicato informalmente che non è ancora stato possibile precedere alla stesura del nuovo bando perché sono cambiati i regolamenti AIAC. Tutto questo ci ha portato a chiedere di visionare e ottenere le copie degli atti realitivi alla gestione ed in particolare agli ultimi mesi. Da lunedì cercheremo di capirne di più.
Frattanto rimane l’incognita: che ne sarà del Cine-teatro? Quando verrà riconsegnato al comune dall’attuale gestore? Quando si potrà stilare il nuovo bando? Come mai continuano ad essere proiettati dei film?
Più di tutto però restano vivi alcuni altri interrogativi, le cui risposte avranno necessariamente a che fare con il futuro del teatro e dei beni pubblici di questa città. Cosa è cambiato, in questi anni, per le compagnie teatrali? Cosa è mancato e cosa ancora si deve fare per rendere il teatro più vicino alle persone? Come sarà possibile coinvolgere nuovamente e maggiormente gli abitanti di questo paese e non solo nelle iniziative artistiche e culturali? Cosa dovrà diventare il Cine-teatro Beniamino Joppolo nel nostro futuro? E, in fine, potranno mai le vicende personali, gli interessi politici o sociali, le sinergie opportunistiche e le morali di comodo, sparire dalla scena e lasciare spazio ad una diversa sensibilità ed un definitivo abbandono delle ipocrisie?
Dal canto nostro toccare questi argomenti è un atto dovuto, innanzitutto nei confronti di noi stessi, per l’impegno diretto che in passato abbiamo profuso; ma è un atto dovuto anche nei confronti dei nostri lettori. Ci è infatti apparso strano, difforme da quella nuova moralità predicata, lontano da una reale attenzione alla cosa pubblica e profondamente ingiusto, sbagliato, vecchio, il silenzio che in questi mesi ha interessato il Cine-teatro, la sua gestione, la scadenza del contratto e la stagione teatrale del comune, la quale, ricordiamolo, quest’anno non ha avuto luogo.
Vorremmo ricordare che quel moto di protesta del 2010 non era unicamente incentrato sul teatro, ma, attraverso l’impegno di alcuni di noi, investiva con forza la totalità o quantomeno buona parte dellle attività socio-culturali del nostro territorio, ivi comprese le vicende legate alla biblioteca comunale e ad una migliore gestione di tutti gli spazi pubblici. Ad oggi poco di ciò che allora veniva richiesto è cambiato; mentre a cambiare volto, senza troppo rendersene conto, è stata questa città: verso una forma di nuova indifferenza o di cultura prioritariamente consumistica.
Armando Di Carlo
Sebastian Recupero

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